RASSEGNA STAMPA

Quando Liedholm disse: “Falcao deve toccare 500 palloni a partita”

(IL GIORNALE) L’ha segnalato un giornalista del Corriere dello Sport, Ezio De Cesari. Come se oggi un collega della Gazzetta chiamasse i dirigenti di un qualche club di Serie A per dirgli: “Vai in Brasile a prendere quello, è un fenomeno”. Surreale, ma bello. All’inizio i tifosi della Roma hanno storto un po’ il naso. Chi è questo tizio che arriva dall’Internacional di Porto Alegre? Noi aspettavamo Zico. Problemi che si aggiungono ad altri problemi: i brasiliani pretendono il pagamento di un milione e mezzo di dollari in termini perentori. E il presidente Dino Viola appare un po’ in difficoltà a scucirli tutti insieme, a causa delle molte spese previste in quell’estate del 1980. Allora telefona all’amico Vasco Farolfi, presidente del Montevarchi. Lui si impegna ad anticipare la cifra, ma in cambio vuole che la prima amichevole stagionale la Roma la giochi contro la sua squadra. Affare fatto. Paulo Roberto Falcao è giallorosso.

All’aeroporto di Fiumicino lo scetticismo sembra essersi dissolto: lo attende una folla di 5mila persone. Lui saluta e ringrazia, ma non sa ancora cosa lo attende allo stadio. Viola non si accontenta di quella mano che sventola, né di una sciarpa attorno al collo. “Facci qualche numero dei tuoi, dai, per i fotografi e le tv”. Falcao è perplesso, quasi seccato. Si presta ugualmente a quello spettacolo circense, quasi fosse la belva più attesa sotto al tendone. Seppure in buona fede, stavolta il grande Dino ha toppato. “Presidente – gli sussurra l’asso verdeoro davanti ai flash imbizzarriti – stavolta l’ho accontentata, ma non mi chieda mai più una cosa del genere, io sono qui per vincere”. (…)

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