ATALANTA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego Angelino – Mancava solo Mister Colantuono a chiedere ai suoi di non infierire: poi sarebbe stata la copia esatta della tragicomica Roma di Luis Enrique.
La storia si ripete da anni: non hai la rosa per sostenere due competizioni giocando fino a maggio.
Aivoglia a parlare di squadra forte: la Roma è scarsa, mediocre, in tanti, troppi elementi.
Si arriva da un tour de force, con un’eliminazione che non può che lasciare scorie fisiche e mentali: indispensabile sarebbe stato cambiare qualcuno ed essere ben più prudenti.
La Roma lascia invece praterie a un avversario in forma (sempre in forma, incredibile), col morale a mille e con la possibilità di giocare senza preoccuparsi della finale di Coppa Italia di mercoledì.
Perché il primo intervento su De Ketelaere, Ndicka lo compie a inizio secondo tempo, dopo che il belga ha già fatto il bello e il cattivo tempo, rischiando la tripletta.
Non è un caso che, pochi minuti dopo, Gasperini lo tolga perché ha capito che, ora sì, va preservato.
Triangoli, passaggi e tiri in porta: per l’Atalanta sembra l’allenamento del giovedì, anche meno intenso.
La Roma è di nuovo la copia di mille riassunti: è tornata a perdere con continuità le “partite della vita”.
I match si possono pure perdere 1-0, oppure si può prendere goal senza dover per forza farsi fare – a stretto giro – anche il secondo, che dopo meno di venti minuti è già un colpo da Ko.
Io non me la posso mai prendere con Mancini, da mesi in campo con problemi fisici, o con Cristante, che ha più km in stagione di uno che si allena per la maratona.
Le responsabilità sono di chi porta – e di chi avalla – Aouar, piuttosto che Renato Sanches, che rimpiazza il pur problematico Zaniolo con Solbakken, che non sostituisce Mkhitaryan, Veretout, Sergio Oliveira. E potremmo continuare.
Poi, certo, ci sono cose di campo che sfuggono: l’’ostracismo per Bove, che non sarà Nainggolan ma almeno un po’ di lotta e freschezza potrebbe darle, come nella ripresa.
Secondo tempo che perde il leggerissimo Baldanzi e vede al suo posto Abraham che, tanto per cambiare, si mangia un goal.
Guida però vede il contatto successivo al tiro dell’inglese: rigore che, ci avessero dato contro, avremmo giustamente gridato alla scandalo.
La Roma accorcia, ha un minimo di sussulto unito al timore dei padroni di casa, che si ritrovano con una solo rete di vantaggio quando potevano stare 5-0.
Pellegrini avrebbe l’occasione per la doppietta ma va di piatto. Poi, poco altro, e Atalanta che torna ad avere occasioni per allungare.
La Champions è più che una chimera: oltre a vedere Gasperini e i suoi vincere l’Europa League – non me lo auguro minimamente – l’Atalanta non dovrebbe andare oltre il quinto posto.
Dirgenti, allenatori e mass media: fioccano complimenti alla Roma. Siamo tornati simpatici: ovvero, di nuovo, innocui.