EDITORIALE. Il derby di DDR e il ratto dei Sabini
Superata la sbornia da derby, a due giorni dall’importante impegno contro il Milan in Europa League, è possibile cercare di trarre alcune conclusioni da quanto accaduto in campo e fuori prima di rituffarci nell’arena agonistica.
Il ritorno alla vittoria nella stracittadina conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, lo spessore di Daniele De Rossi, impeccabile nell’approccio al match come nella lettura della partita. Una Roma con tanta testa quella scesa in campo sabato, capace di sfruttare il momento negativo degli avversari facendo contare sul campo i valori attuali delle due squadre più che la forza caratteriale, come spesso accaduto nel recente passato.
Un successo di certo più netto di quanto racconti il risultato, che non ha lasciato spazio ad alcun tipo di recriminazione tanto da dover riempire quegli spazi mediatici con la polemica riguardante Gianluca Mancini e la sua esultanza. Eventuali sanzioni contro il giocatore saranno solo l’ennesimo gesto ipocrita di una società incapace di fare i conti con la propria coscienza.
Anche questo derby è stato occasione per i tanti sorci che infestano la città – su entrambe le sponde del Tevere – per trovare la loro ribalta. Ratti che hanno sporcato la Capitale con adesivi e striscioni antisemiti, ratti che aggrediscono persone, ratti che ostentano simboli nazisti e che hanno accompagnato con ululati la partita di Lukaku ed Abraham. Ma a pagare, come da italica tradizione, sarà l’unico ratto innocuo e goliardico: il ratto dei Sabini.