ROMA-BRIGHTON. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Lo scrivo sempre: mi interessa – certo – del 4°/5° posto ma la coppa – e le serate che sa regalare – resta la priorità.
Ci tenevo molto a quanto fatto ieri – è solo il primo tempo! – perché la narrazione che circonda De Zerbi mi infastidisce da anni.
La squadra inglese, per fortuna, emana la presunzione del suo allenatore: anche con diverse assenze, il modo di giocare non cambia. E la Roma ne approfitta alla grande.
De Rossi gioca a 4 e si affida ai calciatori che più gli danno garanzie: ci pensano i due “problemi”, Dybala e Lukaku, a mettere la gara sui binari giusti.
L’allenatore della Roma gioca in maniera propositiva e anche rischiosa ma non scriteriata: dall’altra parte, Campi Elisi per esaltare le qualità giallorosse.
C’è che quando Paredes va finalmente in verticale, trova il l’imbucata per la Joya, che attendeva il primo goal europeo giunto in modo ovviamente non banale.
Ancora Paredes in verticale e stavolta ci pensa Dunk: praticamente un assist per Lukaku, vicino alla rete di testa già dopo pochi secondi.
I cross, già: Spinazzola torna a proporne, El Shaarawy non è da meno (che partita la sua!): la corsia sinistra funziona alla grande e da lì arrivano terzo (tenace Mancini) e quarto goal della serata.
In sostanziale contropiede, l’ultimo e il più bello per come si sviluppa, di Cristante: ancora spazio regalato alla Roma, che ha invece talmente testa e impostazione da farci vedere Spinazzola in mezzo al campo, a marcare Enciso.
Si esalta la prova di Celik: bene in avanti, per me male dietro, saltato costantemente da un imprendibile Adingra.
Ma la sorti e la fortuna le determinano i dettagli: ecco quindi che, a non far ricordare i dribbling del 24 ospite, arrivino le mani di un plastico Svilar sui tentativi di Welbeck.
Coscia di Ndicka e autopalo, doppio check al Var e goal buoni: cosa volere di più da questo Roma-Brighton?
A cercare il pelo nell’uovo, si poteva lavorare sullo scarico delle ammonizioni dei diffidati: da Paredes a Cristante fino a Ndicka.
Questo sempre senza sottovalutare il ritorno, dove almeno a Cristante non rinuncerei mai: calma e gesso, che la strada da fare è ancora tanta.