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SHAKHTAR-ROMA SOTTOPASSAGGIO. Si può fare…

di Paolo MARCACCI – Kharkiv è un apostrofo gelido tra le parole Champions e League; il Metalist Stadium, con tutti i seggiolini occupati da altrettante nuvolette di respiro che si cristallizza sotto il naso, quello stesso respiro è costretto a trattenerlo più di una volta, nel corso di un primo tempo corretto, che il direttore di gara William Collum lascia scorrere con pochi fischi e qualche ammonimento verbale ai giocatori.

Quell’erba di cristallo la Roma la riempie, basta il computo dei calci d’angolo come cartina di tornasole. Pilota il pressing alto a Edin Dzeko, cui capita sul destro uno dei palloni più appetitosi, scaricato addosso a Pyatov; offre strappi significativi Ünder, a destra; vede e prevede Fazio, lì dietro, in sincrono con la rapidità di Manolas nell’accorciare. De Rossi corricchia, presidiando il giro-palla, Strootman esibisce il lancio, quando può, mentre Nainggolan cerca il varco giusto per l’incursione.
La partita è sufficientemente vivace, pur senza monumentali occasioni da rete, con gli uomini del celebratissimo Fonseca tutto sommato prevedibili, pur se rapidi; quelli di Di Francesco concentratissimi, meritevoli del vantaggio che li premia al minuto 41: Dzeko trova il Punto G della traiettoria per l’assist rasoterra, all’inserimento di Ünder tocca l’orgasmo del gol. 
Nel finale di tempo, brutto infortunio in caduta per Krivtsov, presumibilmente piuttosto grave. Al suo posto, Ordets.
Poi lo scozzese manda tutti al caldo, con il vantaggio romanista coccolato sotto il plaid che avvolge Totti e Monchi. 
 
Si torna in campo confidando nella medesima Roma, presumendo uno Shakhtar più arrembante. Gli assistenti di Collum inventano calci d’angolo: tipica allucinazione di cui si è vittima sotto zero. 
Sfiora Dzeko di testa il raddoppio, su appoggio di Ünder; sul rilancio lungo di Rakitskiy Facundo Ferreyra viaggia verso Alisson, indisturbato, quindi lo batte. 1-1, episodico; Roma non fortunata. 
Minuto 56: miracolo di Alisson su Marlos, straordinario nell’aprire braccio e mano destri, contro un rigore ravvicinato in movimento. 
Allo scoccare dell’ora di gioco, la Roma deve riassestarsi, tornando a ridurre le distanze tra i reparti; sembrerebbe aver ridotto il numero dei giri Ünder, potrebbe prendere corpo un’idea Defrel per l’ultimo terzo di gara. Torna nel frattempo a volare Alisson, stavolta con la mano sinistra, schiaffeggiando oltre il palo una conclusione balisticamente perfetta di Taison. 
Sveglia, Roma.
Disunita e un po’ troppo lunga la squadra giallorossa, favorito il forcing ucraino; al minuto 69 tocca a Bruno Peres rilevare Florenzi, mentre Gerson rileva un Ünder che è venuto smarrendosi. 
Al minuto 71, nel frattempo, il 2-1 dello Shakhtar, su calcio di punizione, tra guanto e montante, firmato da Fred. Forse un istante di ritardo nello stacco, stavolta, da parte di Alisson.
Al tiro Gerson, centrale.  
Kolarov frettoloso, più di una volta, nel buttare palla in mezzo dal suo lato; speriamo che la fase di appannamento venga presto smaltita. 
Ammonito Ferreyra al minuto 80, per fallo da dietro su De Rossi. 
Si continuano a perdere palloni, ci si mette anche Bruno Peres, ci vuole tutto il tempismo di Manolas. Dzeko, nel frattempo, ha smarrito ogni collegamento con i compagni. 
Minuto 82: Alisson blocca a terra una conclusione di Stepanenko. Poi, Defrel per Nainggolan: Di Francesco chiede strappi decisivi, forse per far tornare Dzeko più nel vivo. Ci sarebbe un mezzo rigore su Dzeko, trattenuto per la maglia. 
Sinistro rasoterra di Gerson, bloccato a terra da Pyatov, al minuto 88. Sussulti di Roma, bisognerebbe tirare di più in porta, in assoluto, a cominciare da Perotti. De Rossi perde un pallone velenoso, un minuto dopo, per fortuna non capitalizzato da Bernard. 
Scade il tempo regolamentare; giallo per Perotti e Taison, incolpevole il romanista. 
3′ di recupero, Fonseca toglie Bernard e manda in campo Kovalenko. 
Finisce così, con un secondo tempo che lascia perplessi, da parte della Roma, che evita il 3-1 perché unisce il guanto di Alisson allo scarpino di Bruno Peres. 
Resta tutto aperto, ma all’Olimpico ci vorranno un’altra durata agonistica e un cinismo di livello europeo. Si può fare.
 
 
 

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