Parte il tour de force
(IL TEMPO) Inizia dall’U-Power Stadium di Monza il mese più che delicato della Roma di De Rossi. Alle 18 (diretta Dazn) i giallorossi sfideranno i biancorossi di Palladino, squadra temibile e che in questa stagione, oltre a galleggiare alle porte dell’Europa, in casa ha già punito il Milan. La sfida coi brianzoli apre due settimane complesse e che potrebbero spostare parecchio le sorti della stagione. Le gare in trasferta a Monza e Firenze con in mezzo l’ottavo di Europa League contro il Brighton per chiudere all’Olimpico con il Sassuolo il 17 marzo, prima della sosta nazionali.
«Stanno tutti bene, a parte Karsdorp che non verrà con noi per un fastidio al ginocchio, nulla di grave ma ha bisogno di una gestione un po’ più lunga. Sono serenissimo perché metteremo la squadra che penso ci potrà permettere di vincere la partita». Così DDR apre la conferenza stampa di presentazione alla vigilia, per poi spostarsi subito sull’avversario. “Nelle ultime partite hanno cambiato qualcosina, hanno ottenuto risultati positivi e un po’ di dubbio ce l’abbiamo. Dobbiamo essere pronti ad affrontare una squadra che imposti a 3 o costruisca a 4, siamo pronti su tutto. Incontreremo una squadra forte, è un allenatore che stimo particolarmente, abbiamo fatto il corso insieme, ci è scoppiata questa cosa in mano insieme, a lui un po’ prima, e ci siamo sentiti anche qualche giorno fa”.
Pochi dubbi sulle scelte, ma l’attenzione, ovviamente, è andata immediatamente sulle stelle della squadra: Dybala e Lukaku. “Paulo sta bene, non so quante volte ha giocato 110 minuti e poi 90 tre giorni dopo, penso sia un discorso psicofisico: si trova bene, è felice, quando fai tripletta anche qualche acciacco sembra meno fastidioso. Romelu è in discussione come tutti, ha giocato cento partite per 90 minuti… a Frosinone l’ho levato perché non stava giocando benissimo nel primo tempo, la condizione di Lukaku è quella di un giocatore che è una stella come dici tu e entra, fa a spallate con tutti, corte come un matto: condizione migliore per un giocatore non esiste”.
C’è spazio anche per chiarire il concetto di «famiglia», tanto caro a Mourinho. «Se non siamo famiglia, stiamo andando nella direzione per diventarlo: è quella la maniera di vivere lo spogliatoio, la squadra, la propria professionalità. Se si sta bene si viene un’ora in più per fare una postura o una terapia. I calciatori secondo me devono essere felici di venire al campo e di fare tanta fatica, felici di venire a fare un lavoro che fisicamente e mentalmente deve renderti forte».
Comunicazione diretta, efficace e con tanto spazio per spiegazioni tattiche. Un De Rossi che, come già da calciatore, anche da allenatore sa destreggiarsi bene davanti ai microfoni. Ma ora vuole continuare a farlo anche in campo, visto il periodo positivo e quello difficile che sta per arrivare.