Finalmente a casa
(IL TEMPO) C’è un lavoro importante da fare e non possiamo stare qui a guardarci intorno e a guardare com’è cambiata la situazione». Questa una delle prime frasi pronunciate da Daniele De Rossi nell’intervista rilasciata ai canali ufficiali del club il giorno dopo aver ricevuto l’incarico dai Friedkin di guidare la Roma fino a giugno. L’emozione che si legge sul volto, il sorriso di chi sta realizzando un sogno e la determinazione di chi vuole ottenere dei risultati importanti. «Sono convinto che non abbiamo né io né la squadra bisogno di paracadute. Ritengo che abbiamo una squadra forte, con dei giocatori molto importanti. Capita a tutte le squadre importanti di avere un momento di difficoltà, è capitato, capiterà e potrebbe capitare ad altre squadre, dovremo essere bravi ad approfittarne. Penso che ci siano tutti i margini per risalire, non ci servono paracadute».
Basta alibi, ancora una volta, per i calciatori. Serve un cambio di marcia da chi nelle ultime settimane probabilmente ha staccato la spina a livello mentale. I cambi si sa, fanno sempre bene, e a Trigoria dopo l’aria frizzante delle prime ore dopo l’annuncio e l’allenamento d’esordio, ieri si respirava un’altra aria. Serenità e voglia di stare insieme. Ha coinvolto tutti Ddr nelle sue prime, lunghe, sedute d’allenamento. Tanto tempo trascorso con i calciatori e il desiderio di renderli tutti partecipi. Sensazioni positive dai calciatori, come è inevitabile e prevedibile che sia quando si cambia, e sensazioni forti anche del tecnico. «Stupore perché facevo fatica a riconoscere le strade e le rotonde in dei posti che ho visto per 18 anni consecutivamente, emozioni perché vedevo tanti luoghi e facce che hanno condiviso con me una bellissima parte della mia vita. A volte faccio fatica a rendermi conto che sono gli stessi posti di tanto tempo fa, è tutto trasformato, ovviamente in meglio. Sono quasi invidioso per i tempi che ho vissuto qui, stare dentro questo posto in queste condizioni mi rendo conto che forse ci è mancato. Qui c’è più di quello di cui abbiamo bisogno».
Cambiamenti sì, ma c’è una cosa che De Rossi vorrebbe mantenere costante, ovvero l’apporto incessante dei tifosi. «Venendo allo stadio da tifoso mi sono reso che a prescindere dai risultati, dal momento di classifica, lo stadio è sempre in modalità Roma-Barcellona, all’epoca capitava una volta ogni tanto. Spero che questo trend continui, Abbiamo e ho bisogno di loro».
Parole che saranno più cospicue e approfondite domani, quando ci sarà la prima conferenza stampa da tecnico dell’ex capitano. Intanto, però, c’è il campo. Riunione in mattinata prima dell’allenamento, alla quale erano presenti anche gli infortunati come Smalling, di nuovo in copertina dopo mesi difficili (c’è ancora da aspettare per il rientro il gruppo), e poi tutti in campo. Compreso Dybala, al primo allenamento con i compagni dopo lo stop nel derby e posto prenotato sabato contro il Verona. Alta intensità, tanto pallone e volume della voce alto. Le grida di De Rossi arrivate fino agli uffici di Trigoria, dove c’erano anche i Friedkin. L’occhio di Dan è tornato vigile dopo settimane di assenza, mentre Ryan resta la figura di riferimento del nuovo allenatore.
Ancora dubbi sulla scelta tattica per sabato. La prudenza vorrebbe che si proseguisse con la difesa a tre, ma l’emergenza e la necessità di cambiare hanno spinto Ddr a provare anche la linea a quattro, con Zalewski più avanzato. C’è ancora tempo per decidere, ma intanto la gioia e la positività di De Rossi ha contagiato Trigoria in attesa dell’abbraccio dell’Olimpico. Quando, come sempre, inizierà il campo a parlare. Unico vero giudice, per tutti.