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EDICOLA. Dzeko, gol per la vittoria…

IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – Caro Edin Dzeko, si ricorda quando, a Benevento (lo scorso settembre), aveva già tre gol sulle spalle? Era ancora fresco il ricordo della precedente stagione e lei, sempre caro Edin, era ripartito alla grande: un gol all’Inter alla seconda giornata, due al Verona e poi, appunto, un’altra doppietta contro il Benevento.

Gol in serie, anche in Nazionale, medie altissime, indice di gradimento buono da queste parti (mai al top, con lei è così, non si capisce: amato, non amatissimo, forse perché visto come un freddo), caro Edin. Fine della letterina aperta.

C’era tutto, insomma, per immaginare il bosniaco in vetta alla classifica dei marcatori e la Roma a sfiorare il cielo. Ma tutto è finito lì. Da quel momento è esistito l’Edin che «giocava per la squadra eche la squadra vinceva anche senza i suoi gol». Poi, è arrivato il momento dell’«accidenti Dzeko se ne va» e del «Dzeko non segna mai». Un incubo, insomma. La Roma aveva smesso di vincere, di giocare, di fare tante cose. Lui si era intristito e di gol ne ha effettivamente segnati pochi, decisivi per i tre punti mai: l’ultimo in casa risale al 1 aprile dello scorso anno, gol della vittoria contro l’Empoli (2-0 doppietta di Edin). La sua firma in un successo della Roma – sempre in casa – risale alla sfida con la Spal, dove ha segnato il primo dei tre gol giallorossi, quindi – statisticamente – non un gol da tre punti.

IL PASSATO – Il mese gennaio è stato un macigno sulla sua testa e sulla squadra di Di Francesco. Si vedeva anche nelle altre occasioni che il piede non girava proprio benissimo. Dzeko in questi giorni ha ritrovato serenità, non c’è più nessuno che vuole portarlo via dalla Roma, di sicuro non la moglie, Amra Silajdžic, che ha pesato molto sulla scelta di restarsene nella Capitale. Nè qualcuno vuole strapparlo via da Roma, che ultimamente racconta – attraverso i suoi social – postando foto accompagnate da cuoricini gialli e rossi. Dzeko ama la città e si è legato a doppio filo alla squadra. «Questa città – ha dichiarato ultimamente – ora fa parte della mia vita e così sarà per sempre».

Per qualcuno sarà una minaccia, ma va bene lo stesso: Edin se ne farà una ragione, come sempre. Ci sono le premesse che il numero nove della Roma possa riprendere il percorso cominciato a inizio stagione, almeno se ci riferiamo al morale, alla serenità ritrovata. A Di Francesco serve la sua presenza, la sua pesantezza offensiva. Serve che la Roma torni a fare gol e lui l’argomento lo conosce. Lo deve solo ripassare: nelle ultime dieci gare di campionato, da Roma-Spala Verona-Roma Edin è andato a segno solo tre volte. Nel girone di andata aveva segnato sette reti in cinque gare, da Roma-Inter a Milan-Roma. Troppe pause e non solo per questioni di mercato. Ora non sta nemmeno bene (noie al polpaccio) e anche ieri non si è allenato, ma a quanto pare – riferiscono – recupererà. Vista l’emergenza, la sua assenza non se la augurano nemmeno i suoi (pochi) detrattori.

MODULO DIVERSO – Nel 4-2-3-1 Edin fa un po’ la punta e un po’ il trequartista. Va e torna, ma non c’è niente da fare: l’attaccante è felice quando segna. Lui stesso sa che 87 conclusioni (48 nello specchio) sono tante rispetto ai gol fatti fin qui, dieci (in campionato). Col Benevento fu doppietta al Vigorito, ci riproverà domani sera. Chissà. Dzeko è la sintesi del concetto espresso dalla Roma sulla competitività della squadra, ovvero: per essere competitivi bisogna tenere alti i costi (il problema è non avere altissimi i ricavi). Ecco, appunto, Edin costa tanto, circa 16 milioni l’anno (tutto compreso). E quindi uno come lui deve aiutarti a vincere le partite. Costi quel che costi, è il caso di dire.

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