DIVAGAZIONE ROMANISTA… Quelle transizioni mancanti
di Franco BOVAIO – Il Feyenoord ci riporta alla mente soprattutto la finale di Conference League che la nostra Roma ha vinto nel 2022. Quella Roma che aveva in squadra capitan Pellegrini al massimo della forma (probabilmente alla sua migliore stagione in carriera) e Mkhitaryan che faceva alla grande le transizioni da una parte all’altra del campo. Le stesse che gli abbiamo visto rifare anche con l’Inter, tanto è vero che Inzaghi lo schiera sempre titolare preferendolo al colpo di mercato Frattesi. Un altro che, per il suo dinamismo e la sua capacità di inserimento e battuta a rete, alla Roma avrebbe fatto no comodo, ma comodissimo.
Nella finale contro il Feyenoord Mkhitaryan, reduce da un infortunio, giocò solo 17 minuti e quando dovette uscire recriminammo molto per la sua perdita, perché sapevamo quanto fosse determinante per il gioco di quella Roma. Che in squadra aveva pure un altro centrocampista da transizioni offensive rapide, Veretout, anche se con Mourinho non si capiva. Poi c’era Sergio Oliveira, che non era un corridore palla al piede come Mkhitaryan, il Pellegrini di allora e lo stesso Veretout, ma che faceva correre il pallone come sarebbe piaciuto a Liedholm.
Nella Roma di oggi manca un Mkhitaryan, che da quando è partito non è mai stato sostituito. L’anno scorso perché Wijnaldum si è rotto il ginocchio prima ancora di diventare titolare. Quest’anno perché Renato Sanches è stato una scommessa persa (almeno finora). Nei piani di Pinto dovevano essere loro a rimpiazzare Mkhitaryan, ma poi è andata come sapete.
Così, quando la Roma conquista la palla ci mette un’eternità a far ripartire l’azione d’attacco, anche perché in mezzo al campo ha perso pure uno come Matic, che come Sergio Oliveira la palla sapeva farla correre. In verticale, non in orizzontale.
Così, quando la squadra viene pressata e asfissiata dalla corsa degli avversari va in tilt. Perché a centrocampo ha giocatori che per costituzione fisica e doti tecniche sono lenti, troppo lenti. Sono più giocatori da calcio degli anni ’70 e ’80, nel quale sarebbero stati dei campioni, che da anni 2000, dove la corsa e la velocità la fanno da padroni. Che ci piaccia o no.
Sono la velocità e le transizioni rapide che mancano a questa Roma e così a centrocampo, uno come Bove, diventa indispensabile. Perché con la sua giovinezza, il suo entusiasmo, la sua corsa, la sua grinta riesce a sopperire, almeno in parte, alle carenze “da calcio moderno” dei suoi compagni di reparto. Dei quali, al momento, ne possono giocare solo due per volta, a scelta del mister. Non tutti insieme. Altrimenti si finisce a fare il gioco delle belle statuine. Come a Bologna.