CAMPIONATOSTORIA DI IERI di Diego AngelinoTOP

ROMA-SAMPDORIA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Le squadre davanti si fermano e tu giochi in posticipo, per recuperare punti. La “tavola apparecchiata” però, anche in momenti migliori di questo, di rado è stata apprezzata dalla Roma.

Nella prima mezz’ora c’è solo la Sampdoria: inaccettabile entrare in campo in quel modo. Dal 30’ si vede finalmente un po’ di Roma, tenuta a galla da un Alisson cui, conoscendo le dinamiche societarie, non possiamo affezionarci.

Siamo al rigore: chi lo tira? L’impressione avuto dalla stadio è stata quella di Italia-Australia del 2006. Il pallone che pesa, i giocatori che si dileguano e i romani che si assumono la responsabilità. Eppure, ieri sera, qualche calciatore di personalità in grado di tirare c’era…

La partita dei giallorossi, che avevano creato e sbagliato al solito diverse occasioni, termina al minuto 70’, quando Di Francesco toglie inopinatamente Pellegrini, il migliore dei suoi dopo Alisson. Stesso errore fatto anche il 6 gennaio contro l’Atalanta.

Due minuti dopo il tecnico rinuncia anche a Ünder, che stava disputando la miglior gara della sua stagione. La Roma non crea più nulla e subisce una rete più che evitabile, venuta fuori praticamente dal nulla.

La prestazione di Nainggolan – e, in parte, quella di Kolarov – lascia più che perplessi: se i giocatori non funzionano, soprattutto se hai fatto 6 punti in 7 partite, vanno tolti anche nel corso delle partite. Compresa, evidentemente, l’ombra di Džeko.

Questa i problemi sul fronte tecnico, cui non possono non aggiungersi, perché preponderanti, quelli societari. C’è ancora una volta un uomo lasciato solo – e ora in evidente difficoltà – a gestire un gruppo di giocatori che vive di precarietà: tutti sanno che potrebbero essere costretti a fare le valigie in fretta e furia.

Per fortuna, tra meno di 72 ore, il mercato sarà finito, in un senso o nell’altro. A quel punto, per chi resta, non esisteranno davvero più alibi.

Nel frattempo, mentre anche la Juventus in questi sette anni ha subìto una punizione (giorno di riposo tolto dopo un Verona-Juventus pareggiato all’ultimo) a Trigoria continua a non esistere differenza alcuna tra vittoria, pareggio e sconfitta: anche stavolta appuntamento comodo al campo martedì alle 11. Un’altra, ennesima lacuna societaria e dirigenziale.

 

 

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