GENOA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Riuscire a fare tutto ciò che serve, tutto insieme, per perdere una partita e piombare in una crisi vera. Un grande classico della Roma.
Non tanto la roboante vittoria contro l’Empoli in difficoltà, quanto la buona prova con rimpianti di Torino, sembrava rappresentare un nuovo inizio per la fin qui complicata stagione giallorossa.
Invece ieri passi indietro su tutto: dai goal presi a inizio e fine tempo all’infortunio di Llorente che costringe Cristante – restando a 3 – ad andare a fare il difensore, pagando dazio in occasione del 2-1.
Su Rui Patricio non sappiamo più che dire: spuntano da tutte le parti, è vero: ma ogni tiro nello specchio equivale a un goal subìto.
Ndicka timido e impacciato, Mancini in difficoltà, Llorente sempre in ritardo e con noti problemi fisici già evidenziati nella passata stagione.
Tra le tante: come si può costruire una squadra che gioca a 3 con soli quattro centrali (il quinto è il lungodegente Kumbulla) con due elementi – Smalling e Llorente – dallo storico di infortuni noto?
Non si può nemmeno parlare di mancanza di impegno, perché la Roma ci prova con quello che ha da dare per la prima mezz’ora della ripresa.
Goal annullato a Lukaku, che faceva comunque pensare il pareggio sarebbe arrivato, perlomeno per tornare a casa non leccandosi le ferite.
Invece la Roma si fa beffare di nuovo lì dove era quasi sempre vincente: su calcio da fermo, con l’immancabile carneade Thorsby spuntato dalla panchina.
Kristensen impacciato, Paredes anche con qualche buona idea ma lento e imparagonabile a Matíc (e già lo sapevamo); Pellegrini deprimente, purtroppo come anche Dybala.
Detto che in altri anni, anche recenti (Spalletti 2008-2009, Ranieri 2010-2011, per citarne un paio) la Roma è stata in condizioni di classifica simili alle attuali ma addirittura più avanti nel campionato, di ieri mi preoccupano molto due cose.
La prima, che uno “scudiero” di Mourinho come Cristante contesti – anche giustamente – la scelta di andare a sostituire Llorente.
La seconda, che l’allenatore metta dentro tutti gli attaccanti non a 5’ dalla fine e sotto di un solo goal ma a 12’ dal termine più recupero, in un momento in cui è chiaro che ormai puoi solo imbarcare. Per la prima volta ho visto il portoghese davvero in difficoltà.
Prima però di pensare di cambiare il condottiero che ha portato una coppa europea a Roma, con una seconda sfuggita solo per vergogne arbitrali, sarebbe utile un’esame di coscienza di tante altri componenti della Società.
Lo scorso anno, sia in campo che in panchina, c’era sempre grande elettricità, importante anch’essa per portare a casa i risultati. Quest’anno nessuna espulsione e un eccesso di… educazione, che traspare però come rassegnazione.
In ambito tecnico servono scelte nette, perché è indispensabile un filotto di successi che ti faccia uscire dalla parte destra della classifica al più presto.
Non è ancora finito settembre: con 8 mesi di stagione davanti, bisogna trovare la chiave per rilanciare l’annata.