BOLOGNA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Viste le convocazioni, letta la formazione, credo in pochi non abbiano pensato alla possibilità di una sconfitta. Alla fine, invece, resta il rammarico per non tornare da Bologna con i tre punti: non certo, solo, per demeriti della Roma.
La risposta migliore ad Orsato è il sorriso beffardo di Mourinho. Non possiamo nemmeno esser contenti che, finalmente, a fine stagione questo signore smetta di arbitrare: di solito, peggio sono stati in campo prima arrivano ad occupare ruoli apicali nelle gerarchie dell’AIA.
Ancora una volta la Roma può recriminare per la direzione del fischietto di Schio, pochi mesi fa definito dal Pallone d’Oro Modric “uno dei peggiori in circolazione”. Almeno un rigore negato, ieri, dopo la convalida – solo per restare al recente passato – dell’1-1 del Milan.
Aspettiamo, con fiducia, che oltre ai meritevoli investimenti effettuati, al nuovo sponsor Adidas, al lavoro sul possibile stadio di Pietralata, i Friedkin capiscano l’indispensabilità di un dirigente che ben conosca le dinamiche del calcio italiano: che sia dotato di elmetto e in grado di andare nei consessi di Lega e FIGC per strappare un trattamento, semplicemente, equo.
Parlando del campo, colpisce la miglior prova tra i grandi effettuata da Tahirovic: se quelli di ieri sono i segnali che mesi fa ha intravisto Mourinho, iniziamo a capire la sua predilezione per questo ragazzo.
Primo tempo propositivo di Solbakken, con spunti tecnici ben diversi da quelli, ad esempio, di Monza. Ottima la giocata che libera Belotti in area: nemmeno in questo caso l’ex Torino riesce a smuovere la casella degli 0 goal in campionato.
Cristante encomiabile anche ieri, aiutato da una buona prova sia di Ibanez, sia degli esterni Zalewski e Missori, 2004 che regge senza accusare i crampi fino al 90′.
Senza sbavature l’esordio in A di Svilar, assente dai campi dalla serataccia di Lodogorets dello scorso settembre.
Ennesimo problema muscolare, stavolta per Celik, non proprio a suo agio nel ruolo di centrale di destra: da capire se il terzino turco – che sarebbe stato sicuro titolare – potrà esser presente a Leverkusen.
Minuti per Wijnaldum, alla ricerca di un ritmo partita ancora lontano: una sola giocata degna di nota, dove si apprezza tutta quella qualità che gli infortuni hanno fino ad oggi tolto alla causa romanista.
Entra Abrham, con Bove e Pellegrini: per il numero 9, giusto il tempo di star nascosto dietro a un difensore in area bolognese, su bello spunto di Zalewski e di non cogliere le potenzialità di un lancio al bacio del capitano romanista.
Finale più che di arrembaggio, di controllo: per motivi fisici, mentali e arbitrali, tutti già proiettati a Leverkusen.