ROMA-FEYENOORD. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Una delle migliori serate della storia della Roma. Semplicemente. Perché, al di là del risultato e della semifinale raggiunta (ti pare poco), è la natura della squadra plasmata da Mourinho a infondere una straordinaria consapevolezza.
Il merito, non ce ne voglia nessuno, è solo di José Mourinho. Quello che analizza e cura tutti i dettagli; dal lanciare i cori pochi attimi prima del fischio finale alla rincorsa nel tunnel a Slot, per rinfacciargli settimana di chiacchiere a vuoto; quello che affonda Cassano con quattro parole e regala un portachiavi con la Conference League a un giornalista olandese, che aveva provato a provocarlo a Rotterdam.
Provocazioni che sono state la tattica degli ospiti prima e durante le due partite; a Roma, per fortuna senza conseguenze per i giallorossi, stavano anche riuscendo a farle funzionare, con l’involontaria complicità dell’ingenuo Foti.
Prima frazione di gara, uno spot per il tempo effettivo: Taylor pessimo; gli olandesi fanno il loro comodo; Roma vicino al goal con Pellegrini e Cristante e vicina anche a subirlo.
Non mi sorprendono le (logiche) scelte di Mourinho: Llorente e Belotti dentro; Dybala in panchina. Mi sorprende sì che l’argentino sia al 30-40%: esclusione soprattutto fisica, quindi, oltre che in previsione dei possibili supplementari.
Non mi colpisce nemmeno l’uscita di Wijnaldum: era stato impalpabile; come qualcuno non al massimo della condizione.
Entra El Shaarawy, l’uomo dei quattro ruoli (ieri sera): vivace ma calcia alto da dentro l’area; reattivo ma cade sul più bello, quando può mandare Zalewski in porta a campo aperto. Sembra una serata “ni” e invece…
Segnali brutti, senza soluzione di continuità: il palo di Pellegrini grida vendetta, come l’angolo non concesso alla Roma, al 60’.
Meglio: si segna dalla rimessa laterale di Zalewski con il sinistro di Spinazzola, fino a quel momento, per me, autore di una pessima prova.
Quando si fa male Smalling, cala il gelo: Mourinho va con la difesa a tre, con Celik “braccetto” sinistro. Il goal arriva esattamente in quella zona, con Paixão, 168 cm, a segnare di testa, indisturbato.
A cosa avete pensato? Allo Slavia Praga? All’Atletico Madrid? Al Villarreal? Ognuno di noi deve accantonare i pensieri peggiori perché in campo c’è, su tutti, Nemanja Matić.
Il quale, già autore di una prova clamorosa, prende la squadra per mano, con la lucidità che solo i campioni hanno. La palla non si butta mai, ancor di più ora che lo stadio vive di scoramento e frustrazione.
Ci pensa Dybala, con azione partita dal serbo, transitata per El Shaarawy e rifinita da Pellegrini a trovare il goal del 2-1: il capitano esulta già dopo il delizioso controllo di destro dell’argentino.
Parlo con un collega: quando l’ultima volta che abbiamo vinto ai supplementari? 2019 Porto; 2009 Arsenal; 1996 Slavia Praga. Dopo tre di seguito, questa non la possiamo fallire.
30’ di Roma devastante, dove anche Abraham e Ibanez danno quel fondamentale qualcosa in più per surclassare gli spocchiosi olandesi.
Finisce con capitan Pellegrini a festeggiare sulla balaustra dalla Sud: meritava di non essere associato a una eventuale eliminazione.