LAZIO-ROMA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Un bivio, filosofico e di classifica, che comincia da un interrogativo: meglio arrivarci con due punti in più o avendo centrato una qualificazione europea?
Lazio con Provedel tra i pali a dispetto delle placche, Roma che rinuncia a Matic e presenta Belotti come puntale; niente Matic a causa della gastralgia, niente Abraham per scelta tecnica.
Diciamo la verità: quando uno come Ibanez, con lo “storico” che evidenzia nel corso delle stracittadine per quanto riguarda l’approccio emotivo, rimedia il primo cartellino inutile, in una zona di campo dove inutile era il fallo, bisogna mettersi in condizione di non fargli rimediare il secondo, perché è molto probabile che arrivi. Il primo tempo va in archivio con una Lazio prevalente quanto a palleggio e occupazione della metà campo avversaria; nella Roma un Dybala che non beneficia quasi di alcuna imbeccata, il che di conseguenza porta al minimo sindacale di rifornimenti per Belotti. La sensazione è che nella ripresa il clima da corrida, con i cartellini rossi che nel frattempo hanno riguardato entrambe le panchine, possa convenire un poco di più a una Roma che avrebbe maggiore interesse nel “buttarla in caciara”, come dicono a Dublino.
La Roma riesce a schermare la Lazio, anche nella ripresa, ma a produrre poco altro, se non quando le sgroppate di Belotti, che si lancia da solo, la fanno respirare. Si capisce una cosa, a un certo punto: chi dovesse commettere un errore tecnico, lo pagherebbe salatissimo: accade a Zalewski su una percussione di Felipe Anderson sul lato sinistro: il polacco si perde Zaccagni che fa 1 – 0 verso il palo più lontano. Gran peccato, reso più amaro dal gol annullato subito dopo alla Roma per fuorigioco di Mancini: sarebbe stato autogol di Casale.
I cambi non portano variazione alla pericolosità della Roma, il derby finisce così mestamente per i colori giallorossi? Alla fine sì, perché bisogna dire un po’ di cose: non ci si può fermare quando si palla neppure se ci si chiama Dybala; Wijnaldum dobbiamo ancora capire che lavoro faccia a centrocampo nello specifico; Abraham deve tirare in porta oltre a smistare palla; in partite del genere, a maggior ragione quando si mettono male, serve maggiore assunzione di responsabilità da gente che percepisce ingaggi da leader.