ROMA-JUVENTUS. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
Vale. Molto. Perché dopo martedì era indispensabile. Come a Milano con l’Inter, vittoria senza centravanti dal 1′. Contro un avversario fortissimo, portato fino all’esasperazione del rosso a Kean.
Tre pali e un’espulsione per loro; 3 punti a te. Per ritrovare un evento di simile straordinarietà bisogna tornare al 1993: Roma-Juve 2-1, con due rigori sbagliati dai bianconeri.
Partita splendida, da un punto di vista tattico: la Roma vuole lasciare l’iniziativa all’avversario; la Juve prova a sfruttare la propria forza sulle fasce per aggirare il muro giallorosso.
Quello bravi dicono mismatch: la qualità di Kostic contro un adattato come Zalewski. Il problema è che, quando entra Karsdorp, capisci perché Mourinho si prenda quel rischio per più di un’ora.
Wijnaldum si deve sacrificare in un ruolo non suo: lo fa comunque con abnegazione pur pagando in pulizia delle giocate (gravato, anche, dai 90’ di Cremona).
Pellegrini fa, a mio avviso, una buona partita: a parte un paio di scelte, azzecca spesso la decisione, mandando in porta Spinazzola sull’1-0; sporcando palloni avversari fino all’uscita dal campo.
Spesso lo critico ma ieri ho apprezzato Ibanez:
prova convincente come quella consueta di Smalling e di Mancini, goleador di giornata; quasi inappuntabile nelle chiusure difensive, fortunato sul terzo palo bianconero.
Cristante è sempre utilissimo e di certo gioca anche meglio perché la regia è affidata a un superlativo Matić, calciatore di categoria – anche mentale – superiore.
Spinazzola potrebbe essere ancora più insidioso, Dybala ha pochi spunti ma lavora per difendere il risultato.
Menzione speciale la merita Rui Patricio, cui possiamo di nuovo ascrivere delle parate salva risultato.
Chiusura sulle parole di Mourinho che parla del DNA della squadra: questa mancanza di vivere ogni singola partita come foriera di un unico risultato è un problema atavico, che coinvolge anche pubblico e addetti ai lavori.
Affidarsi a chi di vittorie sa è il modo migliore per provare a incidere su storia e natura di una società.