RASSEGNA STAMPATOP

C’è solo (e sempre) Dybala

(IL MESSAGGERO) Dybala c’è, si vede e si sente, è lui il profumo, così lo ama definire Mourinho. L’Inter lo rimpiange? E ti credo. La Roma se lo gode e lo tiene stretto (almeno ci proverà, con o senza José in panchina). Dopo la vittoria con la Viola, guardi la classifica e ti accorgi che il Milan, secondo, è avanti solo quattro punti, le quarte, Juve e l’orfana di Paulo, ovvero l’Inter, sono a più tre. La Roma contro la Fiorentina fa quello che deve fare, emula Lazio e Atalanta e resta lì, a inseguire e sognare un posto al sole. Dybala è la luce, segna e risegna, su due assist di Abraham. Un gran gol il primo, un dolcetto a porta vuota il secondo. Sette gol in campionato (dieci in totale), quanto bastano per restare aggrappati al carro delle big. Poi se si vuole ambire a qualcosa di diverso, serve altro. Tre, cinque Dybala.

Mourinho ripropone Bove al fianco di Cristante (duecentesima con la Roma), con Kumbulla per lo squalificato Ibanez. Non c’è Zaniolo ma Pellegrini sì, e soprattutto compare negli undici Dybala. Zalewski è in palla: attacca, difende come si dovrebbe. E da lui passano le migliori azioni del primo tempo. Da lui passa pure l’espulsione di Dodò, che lo soffre dal primo minuto, tanto da rimediare due gialli in 23 minuti. Italiano non si spaventa affatto, inserendo Venuti per Duncan, lasciando davanti tutti gli offensivi, abbassando Bonaventura al fianco di Amrabat: 4-2-3-1 era, 4-2-3 diventa.

La Roma sembra più brillante delle precedenti apparizioni, è brava ad alzare subito il ritmo contro una squadra che – seppur coraggiosa – è costretta a rincorrere. È più vivace nei singoli, come Abraham, decisivo per il sinistro da una ventina di metri di Dybala (tiro lievemente deviato da Milenkovic), con un assist di petto. A partire dal suo primo gol da fuori area in Serie A, solo Lionel Messi (55) ha segnato più reti dalla distanza della Joya (28) nei maggiori 5 campionati europei. Dybala fa l’attaccante, il regista offensivo, pressa, è ovunque, toccando sempre il pallone con la delicatezza dei poeti. La Fiorentina prova a ripartire ma non arriva mai in porta. Il primo tempo si chiude con le proteste della Roma per un rigore (fallo di mano in area di Ikoné) che si poteva (doveva) dare.

Italiano ci riprova togliendo Jovic e Ikoné: dentro Barak e Gonzalez. L’assetto non cambia, il coraggio è lo stesso, le occasioni zero. Ma è Celik – in avvio di ripresa – a mangiarsi il raddoppio. Abraham vuole segnare e ha pure una chance, ma si irrigidisce, scivola e fallisce l’appuntamento col gol. Zalewski lascia spazio a Spinazzola, mentre Matic prende il posto di Bove, che ha corso tanto, spesso a vuoto. Poi ancora Tahirovic, per capitan Pellegrini, che non era nemmeno al top. Mou si aggrappa ai giovani, dimenticando di nuovo Camara. La Roma fatica a ripartire e in area avversaria entra poco. Lo fa al momento giusto, ancora con Abraham, che serve a Dybala la palla che chiude il conto e spegne il coraggio della Fiorentina. Poi esce Dybala: standing ovation.