RASSEGNA STAMPATOP

TIAGO PINTO “Obiettivo Champions ma serve crescere. Frattesi non si può fare”

(GAZZETTA DELLO SPORT) I dirigenti di calcio si dividono in due categorie: quelli attentissimi alla comunicazione che spesso chiamano per primi e quelli che invece parlano poco. Ecco, Tiago Pinto appartiene alla seconda categoria. Questa è la sua prima intervista a un giornale, realizzata lo scorso 30 dicembre: «Mi piace parlare con i fatti più che con le parole, ma dopo due anni di lavoro credo sia giusto ricordare alcune cose fatte, forse passate un po’ inosservate. E chiarire meglio i piani presenti e futuri di un club ambizioso che vuole continuare a crescere, ma rispettando regole, fair play finanziario e sostenibilità economica. I mondo del calcio ha poca memoria, vive solo di presente, ma non bisogna dimenticare il lavoro incredibile fatto dai Friedkin in poco più di due anni, in quale situazione economica hanno preso la Roma, quanto finora hanno investito, chi hanno portato qui e cosa hanno ottenuto. A partire dalla vittoria di una Coppa Internazionale che alla Roma mancava dal 1961 e all’Italia da 12 anni. Anche se da dirigente, oltre alla coppa in bacheca vado orgoglioso di altri aspetti».

Quali?

«Essere tornati a vincere migliorando notevolmente e costantemente la rosa. Ma nel contempo riducendo di 25 milioni un monte ingaggi molto alto, salutando decine di giocatori non più funzionali senza pagare milioni e milioni di incentivi all’esodo come avveniva in passato, portando tanti nostri ragazzi in prima squadra grazie a un lavoro in profondità sul settore giovanile, rimodernando le strutture a Trigoria, creando nuovi campi di allenamento, sistemando gli organigrammi, ricostruendo un dipartimento di scouting e di match analysis, investendo nel calcio femminile. Intorno alla vittoria della Conference c’è stato tanto altro».

Sul miglioramento della rosa c’è chi non è troppo convinto…

«Ognuno può avere l’opinione che vuole, ma la verità è che la squadra in ogni sessione di mercato è diventata più forte. Nell’ultimo anno e mezzo sono stati acquistati 14 giocatori. Dal loro arrivo i Friedkin hanno investito sul mercato circa 150 milioni di euro. Lo scorso anno la Roma è stata la società che ha speso di più in A: circa 90 milioni, di cui 40 per Abraham. Quest’anno sono arrivati Dybala, Wijnaldum, Matic, Belotti. Se avessimo detto ai tifosi due anni fa che sarebbero arrivati Mourinho e questi giocatori, non ci avrebbero creduto. E infatti l’entusiasmo intorno alla Roma è esploso».

Gli ultimi colpi però sono arrivati tutti a parametro zero.

«Crediamo nel Financial Fair Play perché è uno strumento importante verso la sostenibilità economica ma è certo che i paletti del settlement agreement dell’Uefa ci hanno costretto a cambiare strategia. Aver portato campioni senza esborso per i cartellini e senza aumentare il monte ingaggi deve essere un motivo di orgoglio non d critica».

Tutti i giocatori acquistati hanno avuto il benestare di Mourinho?

«C’è sempre stato un lavoro di squadra che ha tenuto conto della mia opinione, di quelle dello scouting, del tecnico e ovviamente della proprietà. Non sempre è possibile acquistare tutto ciò che si vorrebbe: a causa dei paletti Uefa oggi non possiamo individuare un giocatore ideale, andare dalla proprietà e chiedergli di fare un ulteriore sforzo. Non posso dire che abbiamo tutti i calciatori che sognavamo, ma abbiamo tutti quelli che ci servono per i nostri obiettivi e che è stato possibile prendere. Perché viviamo nel mondo reale, non in quello fatto solo di desideri».

Tutti i giocatori acquistati hanno avuto il benestare di Mourinho?

«C’è sempre stato un lavoro di squadra che ha tenuto conto della mia opinione, di quelle dello scouting, del tecnico e ovviamente della proprietà. Non sempre è possibile acquistare tutto ciò che si vorrebbe: a causa dei paletti Uefa oggi non possiamo individuare un giocatore ideale, andare dalla proprietà e chiedergli di fare un ulteriore sforzo. Non posso dire che abbiamo tutti i calciatori che sognavamo, ma abbiamo tutti quelli che ci servono per i nostri obiettivi e che è stato possibile prendere. Perché viviamo nel mondo reale, non in quello fatto solo di desideri».

Che effetto le fa allora sentire Mourinho parlare di mercatino?

«La stampa e gli operatori di mercato hanno dato alla Roma voti altissimi per le operazioni concluse. Io ringrazio Mourinho perché molti giocatori hanno visto in lui un motivo importante per scegliere la Roma. Il suo appoggio e la sua popolarità sono stati fondamentali. Siamo tutti consapevoli che con il tecnico che abbiamo, la rosa che abbiamo e le strutture a disposizione, dobbiamo fare molto meglio nella seconda parte della stagione».

Nelle Coppe, grazie alla Conference, il bilancio è positivo. In campionato invece i numeri sono in linea con quelli ottenuti da Fonseca. Si può dire che la Roma deve fare molto di più?

«Sì, certo che si può dire. Abbiamo grandi margini di crescita, individuali e collettivi. Dobbiamo tirare fuori la nostra versione migliore per centrare il nostro obiettivo stagionale: qualificarci in Champions. Chiaramente fare bene sia in campionato sia in Europa League non è semplice».

A carte scoperte: l’obiettivo della Roma quindi è la zona Champions?

«Sì. Sappiamo che la concorrenza è grande, ma non ci manca nulla per competere fino alla fine per questo traguardo. Sapendo che spesso tutto si decide per uno o due punti in più o in meno».

Passiamo all’attualità: il caso Karsdorp.

«Dopo la partita col Sassuolo e le parole di Mourinho, il giocatore a livello disciplinare ha commesso una grave scorrettezza non presentandosi all’allenamento e rifiutando di partecipare alla tournée in Giappone. Abbiamo evitato altre polemiche cercando di lavorare internamente e con l’entourage del giocatore. Ricky è tornato, si è allenato e ha giocato. Purtroppo in questa settimana qualcuno ha voluto fare il fenomeno, bruciando un po’ il lavoro che era stato fatto».

Si riferisce al legale del calciatore?

«Non so se è ancora il legale del calciatore… Ma è andato a caccia di fama, facendo il protagonista invece di continuare a lavorare per risolvere i problemi. Lo stesso è accaduto con la Fifpro, un’istituzione che ha steso un comunicato senza aver mai parlato una volta con la Roma. Karsdorp non è mai stato fuori rosa, nonostante non si sia presentato due volte».

Detto del calciatore, la Roma però questo caso se l’è creato da sola: un vero autogol.

«Il nostro tecnico non ha usato giri di parole, ma dopo le partite subentra una parte emozionale non sempre facile da controllare. Ci sono tanti altri esempi, anche recenti, in top club della Premier. Queste cose succedono spesso nel calcio. Molti però hanno dimenticato che la miglior versione di Karsdorp c’è stata con Mourinho, che in 18 mesi lo ha impiegato 60 volte da titolare. Accettiamo le critiche, ma non posso permettere che un giocatore approfitti della situazione per danneggiare la Roma».

Karsdorp è sul mercato? E in caso di cessione verrà sostituito?

«Sì è sul mercato, ma non andrà mai via a zero. Se partirà, dovremo trovare un modo per mantenere la squadra equilibrata, non necessariamente acquistando un terzino. Con Celik, Zalewski, Vina, Spinazzola, El Shaarawy, le fasce sono comunque coperte. Questa intervista mi permette di spiegare come è difficile fare mercato dentro i paletti del FFP con cui dovremo fare i conti nei prossimi quattro anni. All’interno del settlement agreement, uno dei parametri da rispettare è il transfer balance: in pratica in tutte le sessioni di mercato i costi dei calciatori della lista A, quelli che sono iscritti in Uefa, non possono essere superiori ai costi della lista A della stagione precedente. Per costi si intendono il contratto del calciatore, il 100% dei bonus, il trasferimento, la commissione, l’ammortamento».

Facciamo un esempio…

«Nella prima parte della stagione per risparmiare qualcosa non abbiamo iscritto Gini Wijnaldum in lista. Avevamo un margine positivo di cinque milioni di euro, ma inserendo Gini a gennaio dovremo coprire questo eccesso. Per questo nei mesi scorsi spiegavo che non avremmo dato in prestito Felix (ceduto poi per 7 milioni, ndr): abbiamo bisogno di soldi per poter operare sul mercato. Col prestito risparmi l’ingaggio ma non basta per prevedere entrare. Sarà così anche a gennaio. Chi parte lo farà in via definitiva. Come vede non mi nascondo: parlo poche volte, ma dico sempre la verità».

Mourinho vorrebbe un difensore centrale.

«Non ho mai nascosto di essere d’accordo con lui: giochiamo a tre, ne abbiamo quattro e dovremmo averne cinque. Tecnicamente ci servirebbe ma ogni movimento in entrata sarà sempre dipendente dal movimento in uscita».

Come è la situazione di Wijnaldum?

«Sta sempre meglio, il recupero prosegue bene, lui è un grande professionista, lavora tanto. Per noi le grandi operazioni di mercato di gennaio sono il ritorno di Dybala e di Gini».

Dybala è tornato da campione del mondo. C’è chi teme che la Roma in futuro possa non bastargli…

«Io lo vedo felice qui, aveva bisogno di tornare a sentirsi importante e a Roma ci riesce. Si trova molto bene nello spogliatoio, con l’allenatore, in città, con i tifosi. Non ho paura che la Roma possa non essere abbastanza per lui. Paulo ci aiuterà ad arrivare al livello che vogliamo».

Abraham è appannato: come si recupera?

«Da lui si pretende sempre tanto, se fa bene si dice che deve fare meglio… Ma questo dipende anche dal suo grande valore. Tammy oltre che un bomber è un calciatore di grande qualità. La stagione scorsa nei primi mesi non ha segnato tanto ma alla fine ha fatto 27 gol. Lui sa che deve fare molto meglio da qui alla fine. Per una Roma competitiva e vincente Tammy è fondamentale».

Può aver pagato, con l’arrivo di Dybala, un modo di giocare della Roma un po’ cambiato?

“Non penso, perché diversi gol di Tammy sono arrivati su assist di Dybala. E perché Paulo è uno di quei giocatori che migliora chi gli sta intorno».

Nonostante l’impegno, anche Pellegrini e Zaniolo non hanno numeri esaltanti finora.

«È vero, ma dobbiamo ricordare che Pellegrini l’anno scorso ha disputato la sua migliore stagione di sempre. Quest’anno ha giocato anche qualche partita più indietro, nei due di centrocampo. Nicolò è un giocatore da doppia cifra in gol e assist, ne ha le qualità e lo sa anche il ct Mancini. Ma a ventitré anni è stato quasi due stagioni fermo e non è facile ritrovare fiducia, concretezza, continuità. Ma sono certo che in questa seconda parte della stagione tutti i singoli cresceranno e con loro anche il livello del gioco. La squadra sa di dover migliorare da subito le proprie prestazioni».

Vale anche per Belotti.

«A maggior ragione per Belotti, che ha cambiato club, città, ambiente e ha avuto anche dei problemi fisici, ormai alle spalle».

Quando si siederà a trattare il rinnovo di Zaniolo?

«Non c’è fretta, come ha detto anche il suo agente Vigorelli: ora pensiamo solo a giocare. Abbiamo un buon dialogo con Nicolò e il suo entourage. Non mancheranno i momenti per confrontarci. Alla fine non credo ci saranno problemi».

Rinnovo di Smalling: si rischia un nuovo caso Mkhitaryan?

«Vogliamo tenerlo, lui deve darci una risposta. Ha una clausola per liberarsi. Lo abbiamo pagato 15 milioni più commissioni, e percepisce un ingaggio di 4 milioni. La Roma ha investito tanto su di lui, aspettandolo con pazienza durante gli infortuni. Sa che teniamo a lui».

Due parole su Ibanez.

«È stato a lungo uno dei nostri migliori giocatori, ha piedi da centrocampista e qualità innegabili. L’errore nel derby non deve condizionarlo: il futuro è suo».

In base ai discorsi sul FFP, su Frattesi, che costa 30 milioni, non le faccio neanche la domanda…

«Esatto. Non serve fare la domanda. Con tutti i paletti che ho spiegato la risposta è scontata».

Non lasciamo una finestrella aperta?

«No, perché non vedo nessuna possibilità ora. Anche perché a gennaio torna Gini e abbiamo già Cristante, Matic, Bove, Tahirovic, Camara»

Solbakken, un colpo passato un po’ in sordina.

«È un calciatore che ha fatto benissimo sia nella passata Conference League sia in questa Europa League. Ha 24 anni, gioca nella nazionale norvegese, lo abbiamo seguito tanto e dovuto superare una forte concorrenza per prenderlo».

Mourinho prossimo ct del Portogallo: quanto c’era di vero in queste voci?

«Quando prendi un allenatore come Mourinho devi essere preparato alle voci. In questi diciotto mesi non è stata la prima volta che un altro club o una Federazione si siano interessati a lui. Ma in Algarve non abbiamo subito distrazioni. L’unico nostro focus è stato migliorare per tornare subito a vincere. Sono portoghese, ogni volta che il Portogallo cambia Ct si parla di Mourinho. Ma noi contiamo di andare avanti insieme a lui».

E il contratto di Tiago Pinto? Scade nel 2024…

«Il mio contratto non è un tema. L’ultima cosa di cui dobbiamo preoccuparci nell’area sportiva è il contratto del direttore».

Capitolo giovani: Bove e Volpato possono finire in qualche trattativa di mercato?

«Cerco la miglior scelta per il loro percorso di crescita. Ma va chiarito un punto: Bove e Volpato non sono più “giovani della Primavera”, ma realtà importanti con un valore di mercato alto. Hanno giocato tante gare in A, hanno segnato, sono andati in nazionale. Ci sono club, non solo italiani, interessati a loro, ma contiamo di farli crescere qui. Quando sono arrivato dal settore giovanile avevamo solo Calafiori in prima squadra e giocava poco. Oggi sono sei: Zalewski che è un titolare, Bove e Volpato che giocano spesso, Tahirovic che si sta integrando, il terzo portiere, Boer, e Darboe ora infortunato. Mourinho ha creato un modo di coordinare il lavoro con il settore giovanile guidato da Vincenzo Vergine che ha permesso ad altri quattro ragazzi di esordire. Dal mio arrivo l’età media della squadra è passata da ventotto anni a ventisei. Più giovani, più prospettive, più valore».

Lei e Roma: impressioni iniziali e quelle di oggi.

«Non ero mai stato a Roma prima del 2021. Viverla da turista è magnifico. Ma se la godono più i miei familiari di me. La città è unica al mondo e forse non è un caso che lo siano anche i tifosi della Roma. Mai vista in vita mia tanta passione. Tutto questo fa crescere anche la pressione e le responsabilità: un anno qui ti consuma come tre da un’altra parte. Ma vincere ti regala anche una carica incredibile. Roma ti assorbe, ti riempie, ti esalta e ti consuma».

La prossima intervista tra altri due anni?

«Chissà… So di non risultare troppo simpatico ai giornalisti perché parlo poco, non regalo scoop, non do’ notizie. Ma ho sempre lavorato così, con discrezione, per il bene del mio club, a cui dedico il 100 per cento delle mie giornate e delle mie energie. Vorrei essere valutato solo per questo».