ROMA-BETIS. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Sconfitta amarissima. Finora è la stagione delle brutte sorprese: come minimo comun denominatore sta avendo le occasioni sprecate e i goal subiti dalla distanza.
Il Betis palleggia bene e la Roma non riesce ad aggredire come dovrebbe: la squadra si allunga e gli ospiti ti fanno correre a vuoto e stancare.
Però le occasioni sono giallorosse: Zaniolo a due passi dal portiere (forse in fuorigioco) sulla traversa; Dybala trova Bravo in versione Banks su Pelé a Messico ‘70; Cristante centra il portiere avversario a un passo dal 2-1.
Mourinho lucido, come sempre, a fine partita: loro più qualità; noi le occasioni migliori. Però non segni mentre invece Luiz Henrique – subentrato – trova un goal incredibile con la complicità, per me esclusiva, di Spinazzola. Nell’unica occasione spagnola dalla ripresa.
L’immagine dell’1-1 è un paradigma: 7 romanisti schiacciati in area ed ennesimo goal preso da fuori. Manca qualcosa in mezzo al campo, oltre a, ieri, Pellegrini.
Perché poi tocca a Zaniolo o Dybala venire a fare i mediani: ed entrambi, di conseguenza, si consumano più rapidamente, oltre a non poter garantire chissà che copertura.
Mancini abbatte Celik; ovviamente c’è lesione del collaterale e gli esterni, non da adattare, sono rimasti solo in due.
Abraham è in quei periodi che tutti gli attaccanti affrontano in carriera: fatta salva la sponda per Zaniolo, lanciato a rete è abbattuto senza conseguenze da Pezzella, non riesce a tenere un pallone. È altrettanto vero che ieri non ne ha ricevuto praticamente nessuno giocabile.
Parliamo dell’arbitro, tale Jug: una sciagura. Pezzella finisce la partita: semplicemente incredibile. Rigore per la Roma netto: due ore al monitor per decretarlo. Giocatore del Betis a terra: ferma il gioco. Abraham a terra (dopo netto fallo non fischiato): gioco, col Betis che potrebbe andare vicino al goal. Gestione inaccettabile di tutta la partita.
E se il direttore di gara avesse fatto il suo, si sarebbe giudicata in maniera diversa anche la prova di Zaniolo.
Difficoltà in attacco e poca solidità difensiva, vero punto di forza della seconda parte della scorsa stagione. Queste le spine principali che Mourinho deve risolvere a breve: ma se non lui, chi?