ROMA-MONZA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La Roma marcia spedita con, ancora, la forza di affrontare gli infortuni che si stanno susseguendo.
Non ce ne voglia Stroppa ma il Monza ricorda il suo Crotone: un costante “vorrei ma non posso”.
È così che la Roma può permettersi di infilare centralmente gli avversari, sfruttando al massimo la qualità dei suoi interpreti.
Il primo goal di Dybala è già segnato al momento del controllo di coscia: difficile anche solo pensarlo per un calciatore “normale”.
L’impegno di Abraham, giustamente sottolineato – furbescamente – da Mourinho, è quel qualcosa che, oltre ai goal, ha conquistato il tifo romanista.
Smalling vorrebbe riposarsi ma è costretto a fare gli straordinari, causa infortunio di Kumbulla: per Petagna la serata finisce praticamente quando entra l’inglese.
Gioca, dal 1’, Celik: tolto un sanguinoso lancio orizzontale a ridosso della propria area, per il turco una buona prova di sostanza.
Matić si conferma affidabile: lo trovi a pressare il portiere avversario e, pochi secondi dopo, davanti alla propria area a recuperare palla.
Rui Patricio non è praticamente mai impegnato; Mancini finisce la quarta partita consecutiva senza giallo; Ibanez impone il fisico sia in difesa che in attacco, per l’ennesimo goal romanista da angolo.
La coda è per Belotti, che sfiora il goal al volo nei pochi minuti in cui è impiegato: meglio aver conservato la rete per una gara ancora alla ricerca di un padrone.