ROMA-MONZA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Soltanto chi non considerava questo magmatico inizio di campionato, quanto a date, poteva non tenere conto delle insidie di questo Roma – Monza, forse fuorviato dai risultati precedenti dei brianzoli che hanno vissuto un bagno d’esordio difficile e in parte polemico in questa Serie A. Nel frattempo, Tiago Pinto continua a compiere la propria missione con lo sblocco delle operazioni più farraginose: quelle in uscita, con i tanti esuberi da piazzare.
I volti nuovi tra campo e tribuna, i cori per il Gallo, il consueto sold out a prescindere dal nome dell’avversario, che è anche un dato sociologico oltre che un termometro della dedizione dei tifosi romanisti.
La Roma, prestazione a parte, era uscita rafforzata dal pari di Torino, a cominciare dall’interpretazione del finale di partita.
Kumbulla in luogo di Smalling e Celik -Zalewski ai lati, ruotando gli uomini con moderazione.
L’ingresso del Gallo durante il riscaldamento: un’appartenenza preventiva, guadagnata prima ancora dell’arrivo nella Capitale. Una cosa che raramente si era vista.
Diligente e fluido Celik palla al piede; momenti altissimi a livello tattico e di regia da parte di Matic, che giganteggia a tratti e smista palla da par suo.
Il terzo lo fa Ibanez, perentorio nella schiacciata di testa.
Arriva, tra le doverose e fisiologiche rotazioni, anche il momento del Gallo, acclamatisso e messo da Spinazzola anche in condizione di rompere il ghiaccio.
Partita che Mourinho avrebbe voluto proprio così; autostima ulteriormente irrobustita e figlia dell’ultima mezz’ora di Torino.