Make love, not Var. Mettete i fiori nei vostri fischietti
(LA REPUBBLICA, Ferretti) Letta su Twitter lunedì sera, qualche minuto dopo la fine della partita di Firenze: «Il Feyenoord, avversario della Roma nella finale di Conference League, ha chiesto all’Uefa che la partita di Tirana venga diretta da un arbitro italiano». A voler essere il più possibile politicamente corretti, diciamo che la Roma in questa stagione non ha avuto fortuna con le ex giacchette nere. In campo nazionale, attenzione. Con partite troppo spesso condizionate, quindi decise in sala Var. Dalla discrezionalità degli arbitri, si è passati via via (e ormai in pianta stabile) alla discrezionalità del Var. Cioè di uno strumento creato e gettato in campo proprio per evitare un’applicazione soggettiva del regolamento. Obiettivamente, era difficile fare di peggio.
Nonostante la scarsa fortuna con i direttori di gara, la Roma a due giornate dalla fine del campionato è in piena zona Europa League, oltre che in finale di Conference. Aver tenuto in Italia il passo di squadre che l’Europa non l’hanno frequentata oppure che l’hanno salutata da mesi, può essere considerato – oggettivamente – un merito del gruppo di Mou. La Roma è stanca ma non può riposare: prima il Venezia poi il Torino quindi il Feyenoord, tre partite “europee”, da sabato prossimo al 25, che potrebbero dar lustro all’intera annata. Senza dimenticare che la vittoria della Conference garantirebbe a Mou un posto nella prossima Europa League senza star lì a guardare la classifica del campionato. Alla faccia della ridicola (e tutta italiana) discrezionalità dell’uso della moviola. Make Love, Not Var.