MOURINHO “Roma merita la finale. Questa la mia competizione”
Alla vigilia della sfida con il Leicester, semifinale di andata di Conference League, Mister Mourinho ha risposto alle domande dei giornalisti. Queste le sue risposte:
Sentito Ranieri?
Siamo amici, ma non ci siamo sentiti prima della partita. Dico da tanti anni che tanti allenatori in Premier League hanno vinto tanti titoli, tipo Ferguson, Wenger, io, Klopp, Guardiola. Quello che ha vinto Ranieri, che è solo uno, è quello più speciale di tutti. Per questo in questa città è un mito. Giocai quel campionato lì, lo ricordo come un momento importante. Anche se Claudio non è qui, ha fatto bene a ricordarlo. Ovviamente è di Roma e romanista, per lui sarà sicuramente una partita speciale. Se non è qui magari vivrà la partita tra una settimana all’Olimpico con un oppo
L’ultima volta che è arrivato in semifinale non è stato in grado di arrivare in finale… Stavolta ha paura?
No, non ho paura stavolta, spero solo di poter vincere. Credo che la Roma, intendendo i miei giocatori e il club, per il lavoro fatto quest’anno per migliorarci, meriti la finale. Il calcio a volte restituisce i meriti, dobbiamo battere una grande squadra e un grande allenatore. Dobbiamo giocare ad alto livello in due partite per raggiungere questo sogno. Non ho paura. Devo ammettere che nella mia lunga carriera mi sono successe tante cose, positive e negative, quell’occasione fu abbastanza unica ma penso anche che il presidente Levy sia una personalità altrettanto unica nel calcio.
Il rapporto con Rodgers, c’erano davvero differenze tra di voi sul modo di vedere il calcio?
No, posso dire che siamo stati insieme nel Chelsea e ci siamo divertiti tanto. Posso dire che abbiamo un rapporto d’amicizia, anche se il calcio ti porta in differenti direzioni. Dal momento che non gioco io contro di lui, è la mia squadra contro la sua, quindi voglio solo il meglio per lui. Ha fatto un bel percorso, è ancora giovane e ha un futuro davanti, gli auguro solo il meglio. Ha concetti diversi, giocatori diversi e ha allenato club diversi dai miei. Alla fine la cosa importante è che io ho vinto tanto e lui ha avuto una carriera più corta della mia, ha vinto in Scozia dove doveva vincere, li ha vinti qui dove non è facile fare bene in una realtà con tante squadre top. Ha vinto una FA Cup, la Community Shield, ha preso una squadra in Champions… Ha fatto un grande lavoro, lo sostengo sempre perché a lui mi legano bei ricordi, ci siamo divertiti tanto insieme.
Siamo in semifinale, al top di questo percorso. Ora non si può più parlare di una coppa che vale poco… Cosa si prova a tornare in Inghilterra dove è diventato lo Special One?
La verità è che domani giocheremo la tredicesima partita in Conference League. Abbiamo iniziato contro la squadra che dissi da subito che avrebbe vinto il campionato turco, che ha vinto con una facilità tremenda. Il Trabzonspor da subito è stato un avversario difficile. Ora al momento chiave affrontiamo una squadra da Europa League. E per arrivarci dalla Premier devi essere forte. Ma questa non è la loro competizione, è la nostra competizione. Abbiamo giocato 13 partite, abbiamo viaggiato, sofferto e pagato tanto, anche in campionato per aver giocato ogni 3 giorni. Meritiamo la finale. Abbiamo 2 diverse possibilità di giocare in Europa League: una è finire almeno sesti in campionato, l’altra è vincere la Conference. Ma come possiamo raggiungerla con due strade diverse, possiamo anche non raggiungerla e questo ti mette pressione, perplessità, dubbi, anche in campionato. Il Leicester non ha questa pressione, resteranno tra l’ottavo e il decimo posto, noi abbiamo una situazione diversa visto che siamo in lotta con Fiorentina, Atalanta e Lazio e possiamo finire dal quinto all’ottavo posto. È un momento duro ma al tempo stesso di grande motivazioni.
La Fiorentina oggi ha perso 4-0, questo rafforza il quinto posto. Tra la quinta del campionato italiano e la decima inglese c’è la differenza che raccontano? C’è una differenza tra Roma e Leicester?
Ho fatto tante semifinali di tante competizioni, però dico sempre in maniera magari stupida però pragmatica: le quattro squadre che rimangono hanno il 25% di possibilità di vincere la competizione. E non cambio idea. La prima semifinale è stata nel 2022, sono passati vent’anni e non cambio idea, domani abbiamo il 50% di passare il turno e il 25% di vincere la competizione. Ma capisco cosa chiede. Non penso se siamo più forti noi o loro, c’è tanto lavoro da fare nel calcio ma conta molto anche il potenziale economico. Con il lavoro si arriva a un determinato limite. Magari le società saranno organizzate e i giocatori saranno bravi, ma c’è un limite che solo i soldi riescono a spostare. La differenza tra la quinta e la sesta della Serie A con la decima della Premier League, ma anche con l’undicesima, la dodicesima o chi retrocede in Championship, esiste anche in maniera obiettiva e chiara. Ma siamo una buona squadra e miglioriamo, abbiamo perso 2-0 e 3-1 con l’Inter, però nella partita di sabato c’è stata una differenza tremenda nell’approccio. Oggi, al di là di come finiremo il campionato e la stagione, siamo una squadra con un percorso che piace, uno di quelli che a noi allenatori fa piacere.
L’ultima Roma di coppa è stata una squadra offensiva, con Zaniolo accanto a Abraham. Sarà lo stesso anche domani?
Capisco la domanda ma non voglio rispondere in modo obiettivo, sicuramente Rodgers non saprà come giocheremo e io altrettanto. Ma abbiamo finito 3-0 con la Lazio con una formazione teoricamente meno offensiva. Buon per me che sono tutti disponibili, ci dà la possibilità di giocare come vogliamo. Abbiamo soluzioni in panchina e non dirò molto altro. Ma se mi chiede se nella prima partita è mantenersi una possibilità per il ritorno, dico di no: giocheremo per vincere. E se perderemo come a Bodo, poi vedremo… Magari è il Leicester che con merito ci porta in una direzione tale da pensare alla vittoria al ritorno, ma domani non giocheremo con quest’ottica.
Ogni volta che le italiane giocano contro le squadre inglesi si evidenzia la differenza di ritmo, è vero secondo lei?
È un po’ il bello delle competizioni europee, quando ho iniziato ero assistente e viaggiavo tanto anche per analizzare i nostri avversari quando lavoravo per Robson e Van Gaal. Ci sono principi molto simili ma restano sono sempre principi culturali, così come il modo di valutare la partita può avere influenza. Per me a fare la differenza è avere giocatori che non hai possibilità di avere. E ora in Italia questa possibilità non c’è se non limitata a poche squadre, la differenza si è vista in Inter-Liverpool… Se guardiamo ad esempio al Leicester, limitandoci ai giocatori offensivi, guardatevi chi sono e quanti sono… Sono sette-otto: Barnes, Albrighton, Vardy, Iheanacho, Daka, Maddison, Perez, Lookman… Sono tantissimi e di qualità. E parliamo del Leicester, non del Liverpool, del City o del Man Utd. Ma culturalmente anche noi siamo in grado di dare problemi a una squadra che ha più potenziale di noi. E’ il bello del calcio, uno sport che a differenza di altri ti dà la possibilità di vincere anche contro chi ha più potenzialità economiche e tecniche. Sarà una partita aperta e la prossima settimana ci aspetta uno stadio pieno. Dai, andiamo a mangiare (ride, ndr).
Tra pochi giorni l’anniversario dell’annuncio da allenatore della Roma. Una data che le è rimasta impressa? Un anno fa avrebbe firmato sapendo di essere arrivato a questo punto?
Certo. L’ho detto dal primo giorno, questa è la mia competizione. Sempre detto che avrei giocato la Conference e non la Champions. Magari Brendan non sente lo stesso, visto che in stagione ha giocato contro Napoli, Spartak Mosca e altri che non ricordo, ma questa è la mia competizione. Ad agosto eravamo a Trebisonda e ci giocavamo i playoff con il Trabzonspor, ora siamo qui. È la mia competizione, abbiamo pagato con punti in Serie A. Perché oggi la Fiorentina ha perso? L’Udinese è una buona squadra, ma perché hanno perso? Perché hanno giocato 4 partite in 2 settimane, cosa che non hanno fatto mai. Hanno giocato con la Juve in Coppa Italia, altre due gare in campionato e poi oggi. Sono cose che si pagano con i punti. Chi non paga sono quelle squadre che hanno tutti giocatori dello stesso livello. Se siamo qui dopo quello che abbiamo lasciato per strada, punti che sarebbero stati fondamentali per un altro posto in classifica, dobbiamo prenderci questa semifinale con due mani e lottare fino in fondo.
Terza semifinale della Roma negli ultimi 5 anni. Un dato fine a se stesso o una vocazione europea di questa di squadre?
Prima di tutto c’è il merito, arrivare in semifinale è sempre importante. Se guardiamo alla possibilità di una futura Champions League in cui ci si potrebbe qualificare attraverso il ranking degli ultimi anni, la Roma ci potrebbe rientrare e spero che possa succedere. Una cosa importante, a livello europeo squadre e tifosi si motivano. Ma se arrivi in semifinale e poi non centri la finale, significa poco.
ten Hag al Manchester United, la sua ex squadra. Pensa di poterle dare qualche consiglio?
Ha toccato il punto, non è più la mia squadra. Non parlo di altre squadre e non ho alcun consiglio da dargli.