Roma come una Dea
(IL TEMPO) Quando giocano Roma e Atalanta quest’anno la Dea è giallorossa. Come a Bergamo, la squadra di Mourinho tira fuori la migliore versione di sé e porta a casa altri tre punti pesanti nella corsa all’Europa. Dopo anni di sofferenze, ben 8 senza riuscire a battere i bergamaschi in casa, arriva finalmente una vittoria che serve a crederci ancora. L’1-0 costruito sopra le fondamenta del gol realizzato sull’asse Zaniolo-Abraham e difeso con tattica, testa e cuore lancia la Roma al quinto posto, con l’aggancio agli uomini di Gasperini che devono però recuperare una partita.
Da La Spezia a un Olimpico colmo di gioia, in una settimana i giallorossi si mettono alle spalle un periodo di pareggi «tristi» e fanno capire di voler lottare fino in fondo almeno per un posto in Europa League. È la terza vittoria su tre gare senza Mourinho in panchina, dato che sembrerebbe casuale ma viene il sospetto che, senza di lui a urlare e sbracciarsi a bordo campo, la squadra diventi un po’ meno isterica. Di sicuro l’allenatore stavolta, come a Bergamo, l’ha preparata bene, sfruttando i punti deboli dell’Atalanta che lascia campo a tutti per giocare e chiudendo ogni varco a un avversario diventato nettamente più temibile nella ripresa. Logici e funzionali i cambi dettati dal tecnico al suo staff, collegato stavolta da una sala interna dello stadio.
La Roma ha sofferto un po’ di più quando sono entrati in serie Muriel, Malinovskyi e Boga, ma non ha concesso nessuna occasione chiara ai bergamaschi e ha fallito almeno un paio di chance per chiudere la gara prima di un recupero diventata una battaglia esaltante. Nel fallo volontario di mano da seconda ammonizione di Mkhitaryan c’è l’intelligenza di capire i momenti chiave di una partita e di una stagione: meglio saltare la prossima a Udine ma portare a casa questi tre punti, decisivi per classifica e morale. Poco prima Massa ha buttato fuori De Roon, anche lui per due gialli, e stavolta è Gasperini a lamentarsi un po’ di più dei «fischi» come accade sempre a chi perde. Ma nel conto delle ammonizioni ce n’è qualcuna che non torna ai danni della Roma, che ha meritato di vincere e ora si proietta con la testa più libera all’impegno europeo di giovedì in casa del Vitesse.
Perché un conto è giocarsi la Conference League come ultimo obiettivo per dare un senso al finale di stagione, un conto è la consapevolezza di poter lottare ancora per qualcosa in campionato. Convince il 3-4-1-2 di Mourinho, dove Pellegrini e Mkhitaryan si alternano negli strappi di qualità e la coppia d’attacco dimostra di poter essere letale ancora una volta. Abraham continua a segnare gol pesanti, Zaniolo sa mettersi a sua disposizione. Da applausi anche la prestazione di Zalewski, tra i migliori, in un ruolo non suo, prima dell’infortunio e quella di Kumbulla, uno dei pochissimi capaci a tornare tra i «buoni» dopo che il portoghese lo aveva messo dietro la lavagna.
Per la prima volta quest’anno Totti può applaudire a una vittoria della Roma dagli spalti, lì dove si è visto di nuovo anche De Rossi e dove Mancini ha potuto studiare diversi azzurri in vista degli spareggi per i Mondiali. Sarà anche la Roma a fornirgli cartucce importanti. Ma prima Pellegrini & Co. Hanno del lavoro da sbrigare in giallorosso, a partire dalla partita di coppa fino al derby che si annuncia decisivo in chiave Europa. Una cosa per volta.