CSKA SOFIA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – La Roma, inaspettatamente e all’ultima curva, ottiene ciò che il girone di Conference le imponeva.
Ringraziato lo Zorya per aver fermato i (non) simpatici norvegesi del Bodø Glimt, i giallorossi giocano come devono per una settantina di minuti.
Vincono grazie alla vena europea di Abraham: gli avversari non saranno sensazionali, ma i goal valgono in tutte le competizioni. E siamo a 10 in stagione.
Segnano con Borja Mayoral – splendido colpo di tacco – probabilmente il migliore nel match di ieri. Rete, occasioni e movimenti giusti per l’attaccante, al quale al 90’ abbiamo dedicato tutti lo stesso pensiero: lunedì sera va riproposto in campo, al di là di quello che potrà accadere nel mercato invernale.
Piacciono, in proiezione offensiva, Karsdorp e Viña, entrambi autori di assist. Si fa apprezzare il giovane Bove, aggressivo nella metà campo avversaria e coinvolto anche nelle azioni salienti.
Relizzato lo 0-3, l’attenzione – una volta alla radiolina – è all’aggiornamento costante di siti e app di risultati.
Ma a Sofia si continua a giocare: Mourinho prova a inserire qualche forza fresca, per una sgambata o per riprendere confidenza con la
partita.
Così ecco Shomurodov e Zaniolo, col secondo presto costretto a fermarsi per un inconveniente muscolare (scongiuriate, per fortuna, lesioni). Entrambi anticipati nell’ingresso in campo da Villar, che aveva preso il posto dell’ammonito Bove.
Lo spagnolo “delizia” la platea: piroette, colpi di tacco, suola… insomma, la rappresentazione perfetta dell’atteggiamento “naif” denunciato da Mourinho nel post-partita. Chiaro a tutti perché, guai fisici a parte, non giochi?
Complice la papera di Fuzato, dopo appoggio sbagliato di Villar e contrasto perso da Darboe, tocca vivere due minuti di paura sul 2-3: subire il pareggio sarebbe stata una mazzata in grado di incrinare del tutto il prosieguo della stagione.
Per fortuna la Roma la porta a casa e forti risuonano le parole di Mourinho. Quelle prima del match, con l’incoraggiamento a non avere rimpianti; quelle dopo la contesa, con le sferzate per il finale preoccupante e l’ennesima, giusta, sottolineatura sulla rosa corta per tre competizioni.
Ma delle tre è probabilmente proprio la Conference quella cui dedicare le migliori attenzioni. E Mourinho pare saperlo bene.