DIVAGAZIONE ROMANISTE… Io sto con Mou
di Franco BOVAIO – Come al solito, quando la Roma non va, in città si scatena il dibattito sul colpevole. Chi pensa che sia la proprietà, chi crede che siano i giocatori, chi è convinto che basta cambiare l’allenatore per far tornare, d’incanto, il sereno. E’ così anche adesso, pur con un mister del calibro di Mourinho. Che per tutti (e sottolineo tutti) era il migliore che si poteva prendere quando è stato preso.
Possibile che dopo soli cinque mesi della sua gestione lo si debba giudicare già colpevole di non far rendere la Roma come le altre grandi del campionato? Per noi no, anche perché questa Roma secondo me ha un organico inferiore a quello che tutti credono. Basti solo ricordare che contro quelle altre grandi con le quali secondo tutti dovrebbe competere, negli ultimi tempi non ha praticamente mai vinto. Come dicono le statistiche. Contro Milan, Inter, Juventus, Napoli, Atalanta e Lazio ha collezionato 7 punti su 33 nel campionato passato e, finora, appena 1 su 15 in quello in corso. Perché? Semplice: perché la rosa della Roma è inferiore alle loro. Punto. Dunque, qualsiasi allenatore ci sia a guidarla, continuerà a perdere. Perché in campo non va l’allenatore, ma vanno i calciatori. E se questi sono più scarsi di quelli che incontrano è più facile che perdano.
Si dirà: ma con Fonseca, l’anno scorso, gli stessi giocatori avevano 8 punti in più in classifica, pur non vincendo gli scontri diretti. Certo, ma nel torneo passato, all’inizio, era più facile battere le medio/piccole perché c’erano in squadra due/tre elementi che, forse, rendevano addirittura più forte quella Roma di questa attuale. In primis Spinazzola, che sulla fascia sinistra era un’ira di Dio soprattutto contro le squadre medio/piccole (ricordate a Bologna, dove si vinse 5-0 già nel primo tempo e dove quest’anno si è perso 1-0?). Poi Dzeko, che ancora non aveva discusso con Fonseca e che là davanti incuteva ben più timore alle difese avversarie dell’ancora spaesato Abraham. Che è giovane, deve farsi e sta capendo adesso il calcio italiano, che è ben diverso da quello inglese (parole sue). Infine Mkhitaryan che contro le medio/piccole segnava a raffica, mentre quest’anno ha avuto spesso e volentieri le polveri bagnate. Tre campioni veri che, per un verso o per l’altro, oggi stanno mancando. E non sono campioni da poco. Anzi.
Senza contare che negli ultimi dieci anni la Roma ha cambiato ben 8 (scrivo 8!) allenatori. Cosa che, come prima conseguenza, ha avuto quella di non dare mai una continuità di gestione tecnica vera e propria alla squadra. Tra loro quello che è rimasto di più in panchina è stato Rudi Garcia (dal 2013 al dicembre 2016). Poi Di Francesco (2017-2019) e lo stesso Fonseca (2019-2021). In mezzo, prima o dopo, Luis Enrique, Spalletti, Ranieri e, ora, Mourinho. Possibile che la colpa sia sempre stata di chi stava in panchina? Per me no, dunque scrivo: io sto con Mou. Che probabilmente ha sbagliato più di una dichiarazione, che forse al momento di accettare la proposta della Roma ha sopravalutato lui stesso la rosa con cui avrebbe lavorato. Ma al quale non è stato comprato il regista che voleva e che aveva chiesto fin da subito (Xhaka o chi per lui) e al quale è stata affidata una squadra costruita spendendo, male, ben novanta milioni di euro. In un mercato che lui stesso ha definito “di reazione” per sopperire alle perdite in corso d’opera di Spinazzola (infortunato) e Dzeko (regalato all’Inter e sottolineo “regalato”). Due dei campioni che abbiamo citato prima e che oggi non ci sono più. Si dirà: ma lui in qualità di allenatore ha avallato il mercato. Rispondo: secondo me no! E per farlo capire lo sta ripetendo dalla scorsa estate. Che faccia bene o male a dirlo è un altro discorso. Ma lo dice. E chi vuole capire capisca. La sua Roma ha solo dei mezzi campioni, non campioni a tutto tondo e per come la vedo io, con questa rosa, è destinata a competere con Lazio, Fiorentina e, addirittura, Bologna e Verona per un posto nella prossima Europa League o per fare, un’altra volta, la Conference. Non a lottare per i primi quattro posti. Perché Milan, Inter, Napoli, Atalanta e Juventus sono più forti di lei. E Mourinho lo sa, ma non può dirlo apertamente. Però sta cercando di farlo capire in tutti i modi. Dunque diamogli tempo e calciatori forti per costruire la Roma che ha in mente. La “sua” vera Roma. e poi ci divertiremo. Buttarlo già a mare senza dargli il tempo che chiese in una delle sue prime conferenze stampa, come si è fatto con alcuni degli altri allenatori che ho citato, sarebbe veramente autolesionista per la Roma. Che a quel punto dovrebbe affidarsi solo al Padreterno per ridiventare grande. Come oggi non è.