STORIE GIALLOROSSE… Il mio nome è Astutillo
Di Franco BOVAIO – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito trentatré onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell’infanzia. Tra questi trentatré c’è anche Astutillo Malgioglio. Nome inconfondibile, animo sensibile, uomo eccezionale. In gioventù è stato portiere in Serie A e B e ha giocato anche nella nostra Roma, oltre che con il Brescia, la Pistoiese, la Lazio e l’Inter, con cui ha vinto uno scudetto e una Coppa UEFA, prima di chiudere con l’Atalanta. In giallorosso Maglioglio è arrivato nell’estate dell’83, con la Roma fresca campione d’Italia e la città in festa, tutta colorata di giallorosso. Qui doveva fare la riserva di un mito come Tancredi, ruolo che ha svolto senza problemi per due stagioni, accontentandosi di collezionare appena 6 presenze ufficiali: 1 in campionato (con 2 gol subiti) e 5 in Coppa Italia (con 4 gol al passivo). Poi, per riprendere a giocare, è passato alla Lazio, in B, nell’estate dell’85. Ma in biancoceleste ha vissuto più problemi che soddisfazioni, fino a quel Lazio-L.R.Vicenza 3-4 al termine del quale si è tolto la maglia e ci ha sputato sopra, stremato da una contestazione feroce subita per tutta la partita e che aveva portato la gente ad accusarlo addirittura di pensare troppo alla sua attività sociale e poco alla squadra. Roba da pazzi!
Per quell’attività sociale oggi, a 63 anni, è stato premiato dal Presidente Mattarella. Che ha riconosciuto il “suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia”. Nel 1977, infatti, l’allora diciannovenne Malgioglio aveva sentito il dovere di impegnarsi per i meno fortunati dopo aver visitato un centro per disabili nel bresciano. Così, insieme alla moglie Raffaella, aveva fondato a Piacenza l’Associazione ‘ERA 77’ dedicandosi ai bambini distrofici. Con l’ingaggio da calciatore, aveva realizzato una palestra per fornire un servizio gratuito per il recupero motorio dei bambini affetti da distrofia. Ma nel 2001 l’associazione ha dovuto chiudere per mancanza di fondi. La sua voglia di aiutare gli altri, però, non è mai cessata e da allora è testimonial in iniziative benefiche, sviluppa progetti di sport terapia e continua a battersi per l’integrazione nello sport fra disabili e normodotati.
Astutillo Maglioglio, più campione nella vita che in campo. Ma se ci pensate bene sarebbe meglio se fosse sempre così. Per questo siamo orgogliosi di averlo avuto nella nostra Roma, seppur in un ruolo secondario e di averlo potuto così ricordare in queste nostre storie giallorosse.
Complimenti Astutillo. Uomo vero dal cuore grande.