DIVAGAZIONI ROMANISTE… Il nostro derby
Di Franco BOVAIO – Quando ero bambino, negli anni ’70, il mio derby era quello con la Lazio, come era naturale che fosse per uno nato a Roma e tifoso della Roma. Nella prima metà di quegli anni, poi, la nostra rivale era anche molto forte. Aveva un signor allenatore, Tommaso Maestrelli e un gruppo di giocatori eccezionali nella loro stravaganza, diciamo così.
Nella seconda metà di quei ’70, però, la Lazio si sfaldò, ma quei derby furono lo stesso tesi e combattuti, perché il confine cittadino del Raccordo Anulare limitava entrambe le squadre, ognuna alle prese con i suoi problemi e la sfortuna, che fu la causa di molti di questi.
Poi, dal nostro lato del Tevere, quello giusto, arrivò Dino Viola e la musica cambiò. Perché lui ci fece capire che dovevamo uscire dalla nostra limitata rivalità cittadina e mirare in alto, fino a diventare i principali avversari della squadra che da sempre, in Italia, rappresentava il potere costituito: la Juventus. Lui ci disse che per lui (e a quel punto anche per noi) il vero derby doveva essere con lei, non con la Lazio, che intanto era anche retrocessa in B per il calcio scommesse e che, poi, lì è praticamente rimasta per tutta la prima metà degli anni ’80. Quella nella quale la nostra Roma, che giocava a zona, era brasiliana con Falçao e Cerezo e romana con Agostino e Bruno, era diventata una delle regine del campionato. L’altra, ovviamente, era la Juventus, che giocava all’italiana ma parlava il francese di Platini e il polacco di Boniek. Uno dei tanti sgarbi di mercato che Madama aveva fatto alla Roma.
E furono derby infuocati, più importanti di quelli con la Lazio, perché valevano per lo scudetto. Furono derby di centimetri, di moviole, di litigate epocali, di Processi del Lunedì, di calci al nostro presidente nella tribuna d’onore (d’onore?) di Torino, dell’Olimpico colorato tutto di giallorosso e di lupi contro agnelli. Ma furono anche i derby di due grandi signori delle nostre panchine, Nils Liedholm e Giovanni Trapattoni, dei quali oggi abbiamo nostalgia al solo ripensarci.
Da allora Roma-Juventus non è più stata solo una partita. Ma il nostro derby. Come ci aveva insegnato Dino Viola.