VERONA-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Riparto da Mourinho nelle interviste post partita. Gli occhi di chi vive soffrendo la sconfitta e sta già pensando a come tenerla di nuovo il più lontano possibile.
Resta l’amaro in bocca, indubbiamente, perché si poteva vincere e si è perso. Accade tutto insieme, ovviamente: il nuovo allenatore avversario; la pioggia di contorno; l’immancabile ex in giornata di grazia; il tiro dell’anno che si insacca.
E poi, sì, le scelte di Mourinho, che in ogni decisione (vedi Reynolds in tribuna) reclama elementi nuovi a gennaio.
Si prendono goal a squadra schierata, con un inizio di secondo tempo molle, rimesso comunque in piede da un autogoal: azione, tanto per cambiare, di Pellegrini. Un peccato incastonare la gemma dello 0-1 del capitano in un pomeriggio nefasto.
Shomurodov sull’esterno non convince: perché non sfruttare il momento di El Shaarawy? Forse il desiderio di proteggere Calafiori – uscito con i crampi giovedì – con un calciatore più fisico del 92.
A destra, si sa, Karsdorp ha dei limiti difensivi e di tenuta fisica, che paiono insuperabili. Se si associa uno Zaniolo non brillante, è più facile concedere il fianco a un avversario che lavora per giocare alle spalle dei terzini.
Sul 22 romanista porto avanti un pensiero dall’inizio della stagione: qualunque cosa faccia in campo, non penso si possa esprimere un giudizio prima di vederlo all’opera con continuità per qualche mese.
Tacchettata di Simeone sul ginocchio di Veretout: niente giallo. Proteste di Veretout: giallo. Anche quando non si erge a protagonista per distacco, Maresca riesce sempre a essere tra i peggiori in campo.
Giovedì è già Udinese: “Quando torniamo ad allenarci voglio subito sorrisi, voglio gente positiva. Ma dopo una sconfitta mi piace uno spogliatoio triste”. Mourinho allena la Roma; Mourinho allena Roma.