ROMA-CSKA SOFIA. A PRIMA VISTA di Paolo MARCACCI
Capo branco, più che capopopolo: uno che riporta 30000 – perché soltanto quelli possono essere – tifosi allo stadio per una partita contro il CSKA Sofia, come lo vuoi chiamare? Ecco perché per definire Mourinho le parole non possono essere generiche, né tantomeno generaliste.
Ed ecco, allora, perché anche una cena dalle parti di San Pietro fa scorrere fiumi d’inchiostro, compreso qualche accento malevolo.
È cominciata stasera una competizione che ha una portata storica, questo è evidente, essendo alla sua prima edizione; ecco perché non ci meraviglieremmo se, come abbiamo tra l’altro ipotizzato dopo il Trabzonspor, scoprissimo che il tecnico portoghese l’ha messa nel mirino come obiettivo preferenziale.
Una serata così non può servire a sovvertire le gerarchie, questo no; casomai, può servire ai giocatori che hanno giocato meno a far capire al tecnico che potrà contare più spesso su di loro o, ancora, al tecnico a comprendere quali ricambi evidenziano, all’occorrenza, un’affidabilità assoluta.
La scelta della formazione non è sorprendente, per difesa e attacco, visto ciò che si era capito alla vigilia, anche per mezze ammissioni di Mourinho; è però inedita per la mediana: Villar e Diawara assieme, rotazione ragionata e pausa fisiologica per Cristante e Veretout.
Primo tempo: una nota di fastidio per l’arrendevolezza con cui viene beccato il gol di Carey (concorso di colpa), poi un crescendo nel fraseggio e un multiorgasmico uno – due firmato, con i giri contati, prima da Pellegrini, poi da El Shaarawy. Comune denominatore: l’interno destro, leggero come una piuma, preciso come un compasso. La cosa più bella in assoluto del primo tempo: il modo in cui Pellegrini mette a terra la palla prima di calciare a giro per il pareggio.
Secondo tempo: arrotondamento del risultato in un crescendo di estetica, fino allo scavetto delizioso di Abraham per il 5 – 1. Una nota a margine: Shomurodov non ha mollato di un centimetro, a livello di pressing; come se il risultato fosse ancora in bilico. Gli è mancato il gol, ma solo quello. Dobbiamo cominciare a pensare a lui e a El Shaarawy come titolari bis, non più come a dei rincalzi.