SPEZIA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Epilogo, che sa al tempo stesso di prologo verso un futuro che si fa ancora fatica a tratteggiare nitidamente. La Roma che scende in campo a La Spezia presenta pnomi emblematici delle due dimensioni: da Santon a Darboe, per dire. A proposito di quest’ultimo: interessante la coppia con Cristante in r
C’è, al di là dei bilanci, pur sempre qualcosa in palio stasera: la Conference League possono snobbarla i tifosi; può addirittura apparire come un peso, inconsciamente, per i giocatori; di certo però non può non interessare alla società e a un tecnico come Mourinho che potrebbe porsi, tra gli altri, anche l’obiettivo di tentare di vincerne la prima edizione.
C’è da dire che noi commentiamo, ipotizziamo scenari preventivi, preconizziamo contenuti e contempliamo casistiche varie, poi vanno in scena prestazioni come quella con cui la Roma si consegna a uno Spezia tanto tranquillo quanto volitivo nello sciorinare il suo solito, riconoscibilissimo spartito e l’ormai proverbiale intensità del calcio di Vincenzo Italiano. Cristante e gli altri romanisti trascorrono la prima frazione a tentare faticosamente di balbettare calcio, quasi sempre in balia di Estevez – mai così “tuttocampista” – e compagni e molto spesso passivi di fronte alle incursioni spezzine che costringono Fuzato a sfoderare una serie di interventi.
Nel frattempo, al “Mapei” il Sassuolo fa il suo contro una Lazio che è stata imbastita a fatica da Inzaghi. Prevedibile al cinquanta per cento, allora, questo confronto a distanza per guadagnarsi la terza, inedita Europa.
Il secondo tempo registra il progressivo ritorno della Roma, che deve a se stessa quantomeno di doversi riprendere il decoro dell’atteggiamento e di ciò che può restare di una prestazione. La riapre El Shaarawy con una conclusione secca e tesa, di prima, dopo un alleggerimento avventato della retroguardia ligure; il due a due lo firma un inesauribile Mkhitaryan, con una carezza di tacco, intelligente quanto tempestiva, con la quale capitalizza una sponda di testa di Dzeko a spiovere.
Nel finale, si rivede Pastore con un paio di confetti tecnici dei suoi.
Roma in Conference League alla fine: l’obiettivo minimo non salva la stagione; la rende solo meno amara.