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ROMA-MILAN. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Una serata che, prima del fischio d’inizio, già nelle premesse ha molto dire e, potenzialmente, molto da dare quanto a contenuti tecnici pensando agli eventuali sviluppi della partita. 

Fonseca è stato cavalleresco nei confronti del Milan, alla vigilia, prescindendo nei complimenti ai rossoneri dal momento che gli uomini di Pioli stanno attraversando. Quest’ultimo, invece, è stato spietatamente realista nei confronti dello stato dei suoi ma al tempo stesso propositivo circa un futuro da reindirizzare. 

Aleggia, poi, sulla sfida, anche se per una volta non parliamo di COVID, la “variante sanremese”, ossia l’impegno (assunto in tempi non sospetti, quando di lui ci si stava interessando poco) che vedrà Zlatan Ibrahimović in smoking, più di una volta, nella cittadina dei fiori e dei microfoni. 

Si è nel frattempo (ri)fermata la Juventus, si è arenata la Lazio a Bologna dopo il traumatico confronto col Bayern. Questo suggerisce a entrambe le compagini un ulteriore interesse nel tentare di portare a casa l’intera posta, nell’umidità non del tutto invernale, non ancora primaverile, dello Stadio Olimpico. 

Pochi dubbi, nelle due formazioni, con la Roma che ha dovuto rinunciare a Dzeko prima ancora che Fonseca cominciasse a ragionare su questa gara e con il Milan privo di Bennacer in mediana, oltre che di Mandzukic e Maldini jr. 

La convocazione di Kumbulla ha fatto trascinare un dubbio per quanto riguarda la triade difensiva romanista, fino alla fine, poi la distinta ufficiale ha fugato ogni dubbio circa la presenza di Fazio, il quale non comincia neanche male, rispetto a qualche compagno, perché a lui il pallone tra i piedi sembra scottare meno. Peccato, perché poi la frittata la fa lui e la aggrava con l’applauso plateale nei confronti di Guida, beccandosi un giallo che con il Pairetto di turno avrebbe rischiato di essere un rosso diretto. 

Contenuti del primo tempo: inizio lucidissimo e aggressivo di un Milan che riempie la trequarti giallorossa. Occasioni a raffica e salvataggi rocamboleschi, gol annullati per fuorigioco (Ibrahimović, Tomori), una traversa. 

Il rigore arriva quando il Milan ha cominciato a concedere qualcosina e la Roma – nel primo tempo sotto per la statistica del possesso palla – ha ritrovato un poco di autostima, anche a livello di conclusioni. 

A proposito di conclusioni: la ripresa dopo sei minuti viene sconquassata dall’interno destro a giro di Veretout dal limite: Donnarumma può adoperare i guanti solo per applaudire. 

Pareggio momentaneo importantissimo, a maggior ragione perché arriva dopo una pericolosissima progressione di Hernandez. 

Perché si ferma così Mancini dopo la veronica con la quale a Rebic si libera per il tiro? Di certo è peccato mortale tornare sotto nel punteggio proprio quando il Milan stava cominciando a evidenziare segni di frustrazione. 

Tanto Milan, poi, con in mezzo una deliziosa parabola arcuata col mancino da Mkhitaryan dal vertice sinistro dell’area. 

Nel frattempo sono arrivati Bruno Peres per Fazio ed El Shaarawy per Villar; poi anche Diawara per l’esausto Veretout e Pedro per uno svanito Mayoral. 

Al di là della sconfitta, c’è una ulteriore nota di amarezza: c’era, alla vigilia, la sensazione che fosse giunto il momento di invertire la tendenza riguardante gli scontri diretti. La prima parte di gara per la Roma ha tradito il peggiore approccio possibile e immaginabile. 

Peccato, ma non c’è tempo nemmeno per leccarsi le ferite perché si va a Firenze già mercoledì. Stavolta è un bene, ma ora vengano fuori gli uomini. 

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