ROMA-BRAGA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Bisogna focalizzarsi sulla realtà, a cominciare dalla consistenza e dai potenziali rischi di ogni impegno. Gradino dopo gradino: questa la metafora che ci viene da esibire. In questi senso, nella conferenza della vigilia, ha fatto bene Paulo Fonseca a ribadire come la qualificazione non vada considerata già acquisita. Diciamo, perché almeno questo si può dire, che la “pratica” appare ben impostata.
Se dovessimo indicare una eventuale fonte di rischio, o quantomeno di fastidio, la individueremmo nella avventurosa fisionomia del pacchetto difensivo, il cui allestimento, dare le esclusioni dalla lista UEFA, è ancora più difficoltoso che in campionato.
Di certo, rivedere El Shaarawy dal primo minuto, seppure in condizione perfettibile, non può che rappresentare un elemento di conforto, soprattutto in vista di una primavera che, in campionato, è facile prevedere caratterizzata fino alla fine da precari equilibri di classifica. Bisognerebbe sempre battere il Benevento di turno, quindi. Non è un rimprovero, è un promemoria dopo una parziale battuta d’arresto.
Difesa a quattro? Più nelle ipotesi che fa formulare il foglio con la formazione ufficiale che la visione dall’alto della disposizione delle linee.
Il primo tempo, dopo qualche imbarazzo iniziale e un paio di interventi di Pau Lopez che esibisce reattività, trascorre sulla sciolina del vantaggio firmato da Dzeko e da qualche giocata, a livello balistico, di un El Shaarawy che ancora necessita di un poco di messa a punto (ma che già lascia intuire cosa la Roma riguadagni con lui a livello di potenziale) e di Pedro che scheggia la traversa con una conclusione di sinistro di prima intenzione.
Il secondo tempo, semplicemente, trascorre. Con gli avvicendamenti dovuti e con il pensiero al Milan che aumenta a ogni giro di lancetta.
La smorfia di Dzeko, quando si ferma toccandosi l’interno della coscia.
Prima del due a zero siglato da Carles Perez su assist coi giri contati di Pellegrini, c’è il rigore sbagliato, forse con un poco di sufficienza, da quest’ultimo.
Finisce così, come all’andata, ma non senza porta immacolata, per fare anche una rima amara. Peccato, per la seconda autorete stagionale di Cristante. Però arriva anche il gol di Mayoral, ben augurante visto che con il Milan quasi certamente, a questo punto, toccherà a lui.
Luci, a San Siro, anzi all’Olimpico: sarebbe giunto il momento, se la Roma se ne convincesse.