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ROMA-SPAL SOTTOPASSAGGIO. Capitani e bandiere

di Paolo MARCACCI – Da dove si ricomincia? Dal campo, per fortuna, visto che si è detto fin troppo, in settimana, e soprattutto fin troppo di scontato con l’uditorio cittadino spaccato, al solito, tra chi lo idolatra a prescindere e chi lo considera la scaturigine di tutti i mali. Invece la difesa migliore di Daniele De Rossi l’hanno espressa Eusebio Di Francesco, quando nel censurare la follia di Genova ha usato il sostantivo “figlio” e la Curva Sud, che con lo striscione di inizio primo tempo è come se ci aggiungesse l’aggettivo “prediletto”.

L’ipotesi di partita abbozzata da Leonardo Semplici è un sogno che muore all’alba, nel senso che quando Rosario Abisso da Palermo si rivolge al VAR – quindi c’è, come Dio! – si capisce che Felipe non lo si ricorderà che per la manata con cui abbatte Dzeko, stasera. Ferraresi in dieci e Roma ancora più famelica. 
Qualcuno ha detto, in settimana, che Edin Dzeko avrebbe dovuto riposare; qualcun altro che sarebbe toccato a Schick dal primo minuto; gioca Ünder e Dzeko disegna così il vantaggio: lancio morbido di El Shaarawy, aggancio col destro dopo movimento svizzero, palla sul sinistro e diagonale millimetrico a incrociare, che batte sulla faccia del palo e dilata il boato con cui l’Olimpico tributa il bentornato al suo numero nove. Potrebbe dilagare, la Roma, invece si limita a raddoppiare con Strootman, che tenta di frantumare la traversa sopra la testa di Gomis – bel personaggio e portiere più che decente, che non dispiacerebbe come secondo – e invece sigla “soltanto” il due a zero. Nel mentre, Mora per Bonazzoli nella Spal, mentre la Roma manda in porta Ünder – impalpabile – e Dzeko, poco lucido davanti a Gomis, che andava dribblato, e poi sfortunato nel non sfiorare di sinistro il cross basso di Kolarov. 
 
La ripresa si apre col terzo del gol “necessari” a risollevare gli umori dei singoli, nel senso che arriva lo stacco imperioso di Pellegrini, con tempismo straordinario, su cross ancora di Kolarov. 
Rigoretto per la Spal, che Viviani batte due volte e nella seconda occasione tenta il cucchiaio che Alisson quasi neutralizza, però l’ex lo ribadisce in rete. Tre a uno, vivacità. 
Gerson per Gonalons – fa pensare che giochi anche martedì contro il Qarabag -, non trascendentale; poi Schick per Ünder, comunque applaudito. Sarebbe anche il caso di far rifiatare Dzeko, a questo punto. 
Invece esce Kolarov, affinché l’Olimpico possa salutare il ritorno di Emerson Palmieri, acquisto di quasi Natale. 
Borriello per Paloschi, nella Spal, con qualche sibilo di fischi. Schick partecipa all’azione anche lontano dalla porta, e comunque appare chiaro che cerca di mettere in pratica i dettami di Di Francesco anche in fase di non possesso. 
Due considerazioni, nel finale: la prima è il rammarico per la classifica che la Roma avrebbe potuto vantare al fischio d’inizio di Napoli – Juventus; la seconda sull’Olimpico gremito in maniera più che decorosa, perché abbassando i prezzi la gente torna allo stadio. 
Finisce coi pezzi di bravura di Florenzi in dribbling: grande capitano, anche lui. 

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