DIVAGAZIONI ROMANISTE. Vincere … malgrado tutto
di Franco BOVAIO- Per come si sono messe le cose nell’ultima settimana Roma-Spezia ha assunto un’importanza da finale della Coppa dei Campioni. Perché se la Roma non la vincesse cadrebbe in quel baratro senza fine nel quale è già precipitata tante, troppe, volte in passato. Senza la vittoria aumenterebbero le polemiche, i “si dice” e i “si racconta” e la tranquillità della squadra andrebbe a farsi friggere del tutto. Sempre ammesso che dopo le sconfitte nel derby e con lo Spezia questa ci sia ancora. Visto tutto quello che è accaduto in questi giorni.
Ma ora deve tornare a parlare il campo. Ora è il momento di “vincere malgrado tutto” come scrisse la Sud del Commando in uno striscione appeso proprio prima di un derby. Quello che è passato alla storia per il gigantesco “TI AMO”, che ha oscurato quest’altro, lungo, striscione che gli faceva da piedino, dove c’era scritto proprio questo: “Una fede, una volontà, un traguardo …Vincere malgrado tutto”.
E’ proprio quello che dovrà fare la Roma contro lo Spezia. Perché solo ricominciando a vincere uscirà dalla nottata nella quale è sprofondata con la sconfitta nel derby. E dovrà vincere malgrado le assenze sicure di due dei suoi migliori attaccanti (Dzeko e Pedro), che Fonseca ha già detto che non ci saranno e le condizioni incerte di Mkhitaryan, che è ancora in dubbio. Dunque dovrà vincere appoggiandosi sulle spalle di quel Borja Mayoral che Fonseca continua ad elogiare per quanto gioca bene (secondo lui), anche se spesso si mangia troppi gol. Quelli che contro lo Spezia non dovrà fallire. E dovrà vincere contro la negatività che spesso si impossessa di Trigoria e dintorni quando le cose cominciano ad andare male e che, se non vincerà, si farà sempre più forte.
Perché nella Roma ha sempre funzionato così: quando vince tutto è bello e i giocatori sono i più forti del mondo; quando perde, anche malamente come contro la Lazio e lo Spezia, è tutto da buttare. E’ chiaro che non può essere così per una squadra che fino al derby era stata solo elogiata.
Ora è il momento di stringersi alla malata, di aiutarla a riprendersi, come faceva il vecchio Commando, che nel momento del bisogno, cioè quando serve, c’era sempre. Ora è il momento di conquistare questi benedetti tre punti per ricominciare quel cammino che contro le medio-piccole ha portato la Roma a conquistare solo vittorie. Poi, dopo averli messi in cascina, ci sarà una settimana di tempo per chiarire se Dzeko e Fonseca hanno ancora voglia di stare insieme e se tutte le altre polemiche di questi giorni avevano un fondamento concreto oppure se erano solo figlie della delusione atroce maturata dopo Lazio e Spezia. Quella stessa delusione che in momenti come questo si impossessa di noi romanisti spingendoci, troppo spesso, a buttare non solo l’acqua sporca del secchio, ma anche il bambino che stavamo lavando là dentro.
Daje Roma, daje.