A PRIMA VISTACAMPIONATOTOP

ROMA-SAMPDORIA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI

Non comincia solo l’anno, non ricomincia soltanto un campionato in fondo quasi per nulla fermatosi: in questa domenica che gronda pioggia e ipotesi di mercato comincia anche l’era di Thiago Pinto. Tra qualche mese potremo dire quanti e quali effetti dal punto di vista manageriale avremo nel frattempo percepito.

Intanto, mentre l’acqua si fa quasi neve, il prevedibile vagone di Claudio Ranieri davanti alla porta di Audero sembra di vederlo già prima del fischio di Chiffi, che arbitra in luogo dell’infortunato Guida (flessore anche per lui?) destinato al VAR.

Un primo tempo che la Roma domina per possesso palla, conduzione della manovra, diremmo anche dettatura dei ritmi di gioco, soprattutto nella prima mezz’ora. Poi, se si vanno a contare le parate di Audero, non se ne trovano che un paio in più rispetto all’unica di Pau Lopez su Candreva. Occorre pazienza e, nel frattempo, la pioggia battente allenta progressivamente il fondo del terreno rende di più difficile lo scorrimento di palla. Lo dimostra il fatto che Veretout comincia ad alzare il pallone, quando lo deve giocare all’altezza della linea mediana.
Bene Villar, per assunzione di responsabilità e per tempi di gioco, nonostante il campo non favorisca certo il fraseggio. Delizioso, quando si accende sulla trequarti, Mkhitaryan, sia per le accelerazioni che per le scelte in fase di rifinitura.
Manca, per completare l’analisi, il calcio di rigore che Chiffi doveva assegnare alla Roma al settimo minuto, dopo una spinta plateale di Tonelli a Mkhitaryan sul lato sinistro dell’area, con l’armeno che ha perso l’equilibrio, inevitabilmente. Un’altra, fastidiosa puntata della serie di sviste arbitrali. Anche per questo alla Roma serve un lucido, lucidissimo secondo tempo.

Sempre più pioggia, sempre meno erba e palla che striscia a fatica, nel secondo tempo; Sampdoria col baricentro un poco più alto ma al tempo stesso più occasioni per la Roma: traversa di Smalling di testa, conclusione rasoterra di Mancini, incursione dì Karsdorp da destra con conclusione sull’esterno della rete.

Gli uomini di Fonseca hanno un merito: continuare a crederci, non disunendosi ma, appunto insistendo; fino al vantaggio che arriva al termine della solita azione avvolgente, con un’incursione di Karsdorp da destra: palla in mezzo rasoterra e Dzeko che arriva fumandosi Colley e pizzicando l’angolino più lontano. Mai vantaggio fu più meritato.

Finisce così, alla fine, dopo l’uscita di Pellegrini rilevato da Carles Perez e quella di Dzeko che lascia il posto a Mayoral, con un po’ di “tamburello” a metà campo.

C’è molto, moltissimo di Paulo Fonseca in questa vittoria: la Roma è sempre più riconoscibile dal punto di vista identitario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *