BOLOGNA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Questa partita non presenta condizionali, diciamo prima del calcio d’inizio: la Roma la deve, non la dovrebbe vincere. Perché altrimenti si vanificherebbe un’altra tranche della statistica precedente alla trasferta di Napoli.
Certo, acqua passata non macina più e parlare di arbitraggi è di per sé fastidioso: siamo i primi a dirlo; detto ciò, è inevitabile che abbiamo ancora negli occhi il rigore concesso al Milan contro la Sampdoria nel precedente turno di campionato e, soprattutto, quello grazie al quale il Sassuolo ha battuto il Benevento. Il disappunto per l’atteggiamento di Maresca all’Olimpico nella gara contro i neroverdi resterà fino a fine stagione, soprattutto per il rifiuto di andare a rivedere le immagini.
Assembramenti nelle alte sfere di classifica e la necessità di restare all’interno del gruppone: un dicembre denso, quasi magmatico, per il cammino che il gruppo di Fonseca deve garantire.
Di certo, il Bologna è incerottato, come si dice in gergo; privo di titolari dal portiere in su. Non si può non approfittarne, sulla carta.
Dopo un pericolo iniziale firmato Palacio, col concorso di colpa delle maglie difensive troppo aperte della Roma, i giallorossi si prendono la partita, un’infilata per vie centrali dopo l’altra: grandina dalle parti di Ravaglia – bravo, tra l’altro – al punto che allo scoccare del quarto d’ora Pellegrini deposita a pelo d’erba lo zero a tre. Nel frattempo era stra – ritornato Dzeko, soprattutto con la pregevole fattura della realizzazione del momentaneo zero a due: Veronica su Danilo e carezza sul primo palo di sinistro.
Uno a cinque, il computo della prima frazione: potevano essere perlomeno sette, per uno squisito Mkhitaryan e per i suoi compagni; l’uno del Bologna arriva per un infortunio tecnico sanguinoso da parte di Cristante in fase di controllo nell’area disabitata.
Il secondo tempo non muta nel tabellino, ma arrotonda la prestazione romanista: i migliori, per noi, un Pellegrini oggi delizioso, un Edin Dzeko dalla ritrovata brillantezza, Spinazzola inesauribile e padrone, Mkhitaryan leader nell’orchestrare il fraseggio offensivo.
Fonseca l’ha preparata bene, l’ha vinta subito.