STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-SASSUOLO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Ai punti si vince solo nella boxe: grande rispetto per la nobile arte, ma non è ciò di cui ci occupiamo.

Resta quindi l’amarezza di un pareggio e di una classifica che dice Roma al sesto posto. Comunque presto per guardarla: esattamente come lo era due settimane fa, con i giallorossi terzi.

Se il punto è amaro, si può essere al contrario moderatamente soddisfatti dello spirito di squadra e della voglia di lottare della Roma, lasciata inopinatamente in 10 da Maresca.

Arbitraggio di quelli irritanti e che trasudano idea di prevenzione. Primo giallo di Pedro semplicemente rivedibile; Mkhitaryan a contrasto; andrebbe verso la porta avversaria, subisce fallo: gli viene fischiato contro.

Poi è ingenuo Pedro, conscio del primo giallo, mai espulso in carriera fino a ieri… Kumbulla dà una pallaccia, intercettata: Karsdorp non lo aiuta, accentrandosi misteriosamente e togliendo al compagno un opzione di passaggio.

Il primo tempo aveva visto la Roma difendere bassa: scelta che non impediva al Sassuolo di imbucare palloni alle spalle della difesa, lato di Ibanez, che eccede sempre nella confidenza con la sfera: su una di queste infilate bravo Mirante a negare il vantaggio a Djuricic.

Sono i giallorossi che, alla fine, passano. Pellegrini non tira perché Pegolo esce bene coprendogli la porta: la vera colpa nella circostanza è il passaggio non perfetto per Dzeko. Prontissimo il VAR Guida ad avvisare Maresca per il contatto tra il bosniaco e Locatelli, visto e giudicato ok dall’arbitro centrale.

Nella ripresa la Roma è senza un uomo e senza Fonseca espulso, ma pare giocare in 12. Pellegrini, liberatosi di un ruolo che lo sta limitando, sciorina calcio con Mkhytarian; Spinazzola macina sulla fascia e mette il pallone giusto per Dzeko: palo.

Fallaccio di Obiang su Pellegrini, che lo costringerà a uscire: s’intuiva in diretta fosse da rosso. Solo giallo, invece, senza che Guida dal VAR consigli al collega di rivalutare la propria scelta. Così come in occasione della mano di Ayhan: addirittura il difensore era conscio – dalla mimica – di aver causato un rigore.

Con cinque cambi a disposizione davvero serve attendere l’82’ per vedere il primo, tra l’altro forzato dall’infortunio di Pellegrini? Perché togliere Dzeko e non azzardare la coppia con Mayoral, vista l’indole della squadra anche se in 10?

Domande secondarie rispetto alla più importante: quando la Roma si farà sentire con il Palazzo? I Friedkin non parlano: con tutto il rispetto, però, non possono certo essere Zubiria, Scala o De Sanctis a farlo. E, non ce ne voglia, ma dubitiamo possa essere Tiago Pinto l’uomo giusto per la jungla che è il calcio italiano.

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