ROMA-FIORENTINA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Si gioca abbastanza Fonseca, si gioca qualcosa in più Iachini, nel pomeriggio desolato dell’Olimpico e, si badi bene, la classifica c’entra relativamente, in questa fase. Perché i due tecnici hanno a che fare l’uno con il consolidamento di un trend, l’altro con l’inversione di una tendenza, di risultati più che di prestazioni.
Coppa Italia a parte, la Viola ha alle spalle le sconfitte con Inter e Sampdoria e il pareggio rocambolesco con lo Spezia. Rumoreggia la tifoseria, resiste il presidente.
Il copione della gara, all’inizio, vede una Fiorentina meglio sistemata in campo, soprattutto come distanze tra i reparti e come vivacità nelle incursioni offensive palla a terra. Del resto, gli interpreti sono deliziosi e due come Ribery e Callejon, con il delizioso Castrovilli in appoggio, non è che li abbiano proprio tutti.
Però in vantaggio ci va la Roma, con Spinazzola che si invola dopo un rimpallo mortifero che taglia fuori Quarta e Milenkovic sul centro destra della tre quarto viola: forse anche fortunato per un rimpallo, l’ex atalantino trova però una conclusione perentoria che beffa Dragowski sul palo alla destra del bravo portiere polacco.
Il tempo finisce con più Roma, cui manca lucidità in fase di conclusione; tanto Pedro, meno Mkhitaryan; Dzeko che si abbassa, Veretout forse appannato; Pellegrini sempre più alto, alla ricerca anche della conclusione.
Dietro, ancora un poco imballato, comprensibilmente, Smalling.
Capitolo Karsdorp: avesse una più alta soglia di concentrazione sarebbe sempre da sette in pagella.
Viola con Pulgar per Castrovilli a inizio ripresa; Roma che ricomincia come aveva chiuso il primo tempo.
Vlahovic per Bonaventura e Kouame per Callejon. Viola più pesanti e meno manovrieri in avanti.
Però arriva il raddoppio della Roma: si accende dopo svariati minuti Mkhitaryan sulla destra, assist coi giri contati rasoterra per Pedro sull’altro versante dell’area: spunta alle spalle di Milenkovic e raddoppia.
Cominciano anche i cambi romanisti, in vista del Cluj: Pedro e Karsdorp fuori, dentro Perez e Peres.
Bene o male, soprattutto dal punto di vista psicologico, la Viola finisce lì.
Testa al Cluj, ora, per evitare che il girone diventi fastidioso e con una Roma, si spera, un po’ meno sperimentale.