Nela il guerriero e la battaglia al tumore: “Tra 10 giorni la quarta operazione”
(GAZZETTA.IT) “Tra dieci giorni affronterò la mia quarta operazione, dobbiamo fare un po’ di pulizia, abbiamo trovato qualcosa che non va bene, c’è da ripulire un po’”. È direttamente lui, Sebino Nela, a raccontare ai microfoni di “Radio due” una nuova tappa della sua battaglia contro il cancro. Una battaglia che dura da 8 anni e che l’ex difensore della Roma (ma anche del Genoa e del Napoli) non ha mai nascosto: “Non auguro a nessuno di fare tre anni di chemio, ci sono momenti in cui pensi di non poterne venire fuori, la cosa più importante è però la prevenzione, non bisogna avere paura di andare dal medico”.
Nela, che fino allo scorso anno era dirigente della Roma femminile, oggi è impegnato nella battaglia più difficile della sua vita: “Il cancro – le sue parole di qualche tempo fa – quando arriva non ti lascia più”. Nela, nel corso degli anni, ha rivelato anche di aver pensato al suicidio (“ci ho pensato nei momenti più duri della malattia, ma non ho mai avuto il coraggio”), ma oggi combatte con la stessa forza, anzi anche di più, che mostrava in campo quando faceva su è giù per la fascia e i tifosi lo incitavano con “picchia Sebino”. In attesa di capire il suo futuro nel calcio, Nela pensa alla sua salute, con il sogno, mai nascosto, di ritornare nella Roma e di continuare ad accompagnare nella vita le figlie Ludovica e Virginia: “L’unica cosa che chiedo – ha detto in una delle sue ultime interviste – è portarle all’altare”.
A Radio Due, infine, oltre a parlare delle sue condizioni, Nela ha anche voluto mandare un messaggio a Nicolò Zaniolo che, come lui quaranta anni fa, combatte contro gli infortuni: “Bisogna distinguere tra la sua e la mia epoca. Oggi un infortunio al ginocchio è tutta un’altra cosa rispetto agli Anni 80. Quasi sempre oggi dopo sei mesi torni a giocare partite ufficiali. Io sono stato fermo un anno, il ginocchio me l’hanno aperto da una parte all’altra, mi misero cinquanta punti. Alla mia epoca c’era davvero la paura di non poter tornare a giocare. Però cavolo, a quell’età, farsi due ginocchia, è pesante. Serve carattere. Sei mesi passano prima di un anno, io fui l’ultimo giocatore a portare il gesso, ma come detto una volta era diverso. I ragazzi oggi hanno tutto per stare bene e recuperare velocemente. Zaniolo non deve avere paura”.