ROMA-SAMPDORIA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
Dove eravamo rimasti? Si riparte nell’Olimpico vestito solo di stemmi e striscioni. Tra questi, uno dedicato a Pierino Prati che quello stadio, stracolmo, lo ha fatto tante volte esultare.
Pastore, Bruno Peres e Ibañez: e chi se li aspettava? Il tempo trascorso non cancella, purtroppo, i limiti dei primi due protagonisti: una giocata in 60’ per l’argentino; la fascia destra sempre libera e a disposizione degli avversari per ciò che concerne il brasiliano.
Eppure la Roma, nonostante una Samp di certo migliore di quella vista a S. Siro pochi giorni fa, va vicina al goal con Džeko, che si trova davanti il solito portiere versione Superman per una sera.
Quando meno te l’aspetti ecco che Diawara omaggia Gabbiadini, per il vantaggio degli ospiti. Il guineano ci riprova non molto dopo, rischiando di regalare anche il 2-0 alla Sampdoria. Oltre che delle colpe del centrocampista, però, si deve forse parlare anche di chi chiede di giocare da dietro con tanta insistenza – modalità Barcellona – senza poter contare certo su Xavi e Iniesta.
Comunque la Roma pareggia: meglio, pareggerebbe. Ma l’ineffabile Calvarese – che ricordiamo già nell’ultimo derby in occasione del contatto tra Patric e Kluivert– annulla il gioiello di Veretout a causa di un regolamento cervellotico e tremendamente interpretabile.
La ripresa si apre innanzitutto con la presenza di Kolarov, che inizia a essere un fattore nel match; ma soprattutto con i cambi salvifici di Fonseca. Bastano 4’ a Pellegrini per pennellare l’assist che Džeko trasforma in goal con uno splendido sinistro in girata. Una marcatura che ricorda quella di Völler – sotto la Nord e di destro – realizzata ormai trent’anni fa, contro la Fiorentina.
La Roma è pronta a prendersi la partita ma ha bisogno di un nuovo guizzo del campione: lancio di zemaniana memoria di Cristante che, stavolta di destro, la mette alle spalle di Audero. “Un marziano a Roma”, viene da dire, pensando al contesto in cui il bosniaco si trova oggi a giocare.
Spiace solo che le distanze con l’Atalanta restino le stesse poiché, nel frattempo, Palomino aveva già frustrato le velleità laziali…
(Rubrica di Diego ANGELINO)