STORIE GIALLOROSSE… Don Rodrigo
In questi tempi tristi che stiamo vivendo tra virus e quarantene in molti hanno rievocato la peste di manzoniana memoria che viene raccontata nel romanzo storico per eccellenza della nostra letteratura: I Promessi Sposi. Tra i protagonisti di quelle pagine memorabili ce ne è anche uno, Don Rodrigo, che è il classico signorotto locale che, forte della sua posizione, si oppone al matrimonio tra Renzo e Lucia con tutta la sua influenza. Un personaggio bieco e riprovevole che è ben lontano dal Don Rodrigo del quale vogliamo raccontarvi oggi, al quale abbiamo pensato proprio per la situazione pestifera nella quale stiamo vivendo, molto simile a quella raccontata dal Manzoni.
Ci riferiamo, ovviamente, a Rodrigo Taddei, brasiliano di San Paolo dalla classe cristallina, protagonista di una delle più belle Roma degli ultimi anni. Quella del primo ciclo di Spalletti e delle due Coppe Italia e della Supercoppa Italiana conquistate anche grazie a lui più di dieci anni fa. Taddei era un vero e proprio factotum di quella squadra, nella quale faceva l’esterno di attacco, il centrocampista aggiunto e, all’occorrenza, anche il difensore esterno o l’attaccante, visto che non disdegnava assist e gol. Vederlo palleggiare a fine allenamento era uno spettacolo puro e con i tifosi, che restavano lì per lui, soprattutto nei ritiri estivi a Brunico, aveva un rapporto eccezionale. A loro firmava tutto: maglie, cappellini, gagliardetti, sciarpe. Unico in campo e fuori, di una simpatia vera e inventore di una giocata, il famoso “Aurelio”, che lui stesso aveva chiamato così in onore di Andreazzoli, che a quei tempi era il fedele tattico di Spalletti.
Nella Roma Rodrigo Ferrante Taddei ha giocato dal 2005 al 2014 e con la sua maglia è sceso in campo in 296 partite ufficiali, nelle quali non ha solo segnato 30 gol, ma è stato quasi sempre determinante per gli equilibri tattici della sua squadra. Perché lui si sente profondamente romanista, come ha dichiarato in un’intervista a Roma Channel del 25 giugno 2007: “Quando indosso questa maglia mi trasformo. Io mi sento di Roma e sono romanista, è come se fossi nato qua. Sono felice della scelta che ho fatto due anni fa e spero di rimanere qui il più a lungo possibile”.
(Rubrica a cura di Franco BOVAIO)