ASSUNCAO “Sono contentissimo di aver vinto il titolo, la tifoseria se lo meritava”
L’ex giallorosso Marcos Assunção ha rilasciato le alcune dichiarazioni ai microfoni di Tele Radio Stereo. Queste le sue risposte:
Com’è la situazione in Brasile?
“Qui in Brasile stiamo combattendo, è un momento difficile per tutto il mondo. C’è un clima molto brutto, anche se so che in Italia e Spagna la situazione è peggiore: in quei due Paesi ci ho lasciato il cuore e sono veramente triste per quello che stiamo vivendo”.
Riesci a seguire ancora la Roma? Sei ancora in contatto con qualcuno di quella squadra che vinse lo Scudetto?
“Seguo poco, ma sono in contatto con Cafu, Zago, Aldair e con Vito Scala. Molto tempo fa ho sentito un paio di volte Tommasi. Con Cafu ci vediamo spesso, siamo appassionati di moto”.
Preferivi il n°5 o il n°8? A Liverpool quando Capello ti disse di giocare sulla fascia cosa hai pensato?
“Che non ero Cafu (risata, ndr)! Quando me lo disse, rimasi un po’ sorpreso, ma volevo giocare, volevo aiutare la squadra. Purtroppo quella sera non andò bene. Riguardo al numero, sono più affezionato al n°8”.
Ricordo più bello della cavalcata?
“Sicuramente il giorno in cui vincemmo il campionato. A Roma ho lasciato tanti amici, sono contentissimo di aver vinto il titolo, la tifoseria se lo meritava”.
Un aneddoto?
“Ce ne sono pochi. Vi posso dire che Capello ci faceva lavorare tantissimo, non mollava nulla, fu determinante per vincere il campionato”.
C’è un altro Assunção nel tirare le punizioni oggi?
“Difficile citarne uno, diciamo che ai miei tempi ce ne erano tanti, c’era Mihajlovic, Ronaldinho, Juninho… Sulle punizioni devi allenarti tanto, altrimenti non segni”.
La punizione più bella con la maglia della Roma?
“Bologna, perché ero pure abbastanza distante. Un’altra bella fu a Parma…”.
Il gol alla Juve?
“Giocare a Torino era difficilissimo, ma noi eravamo forti. Avevamo un gruppo di giocatori di altissimo livello. Segnare il gol della vittoria fu una cosa bellissima. Come mai chiusi io il contropiede? A me piaceva tanto aiutare i compagni in attacco, quindi spesso cercavo di inserirmi davanti. Ero felicissimo di giocare in una Roma così forte!”.