TOPTANTI AUGURI A...

NATI OGGI… 12 marzo. Oggi Fausto Iosa avrebbe compiuto 84 anni…

Sono passati ormai 14 anni da quel maledetto giorno, il giorno in cui tutti noi abbiamo ricevuto la brutta notizia che Fausto non c’era più. Il padre, il marito, l’amico, il punto di riferimento di tutti noi, cresciuto con lui sempre presente e sempre pronto a dirti quella parola giusta di cui hai bisogno. La mente va alla coreografia con la Juve, a tutte le riunioni fatte, all’appuntamento per ritirare i biglietti, ma soprattutto a quel sorriso contagioso che ha sempre avuto e che non ha mai negato a nessuno…

Quando si perde un amico fa male, quando si perde un punto di riferimento di almeno 3 generazioni è ancora peggio. Ci piace pensare che ora sia li, in quella Curva Paradiso piena di tanti tanti amici, a vedersi le partite insieme a Nilo, Luisa, Dino, Flora, Franco, Ago, Aldo, Nils, Stefano e Christian, Antonio e tanti tanti altri.

Per ricordare al meglio Fausto, riprendiamo le parole dell’amico Stefano Malfatti, che nel suo sito UNUSQUE AD FINEM lo ricorda cosi…


Fausto Iosa
12 Marzo 1940 – 12 Maggio 2010

Ciao grande Fausto

Eccomi finalmente di ritorno a casa, sono ancora frastornato  dalla brutta notizia di ieri mattina e anche stamani in chiesa mi sentivo quasi assente, direi tra il rimbambito e l’incredulo (entrambi le sensazioni sono senz’altro giustificate …), probabilmente la mia è stata solo una difesa messa in atto inconsciamente oppure, ancora più plausibile, come una sorta di rifiuto nell’accettare questa amara sentenza del destino.

Ripensando all’appuntamento di stamani davanti al negozio e rivedendo poi le tante immagini che hanno accompagnato Fausto in chiesa la mia mente, improvvisamente sollecitata, mi riapre scenari che credevo oramai definitivamente archiviati nei profondi recessi del mio io.

Eccomi giovanotto quasi 22enne arrivare con l’inseparabile vespone bianco a via Merulana, certo da Conca d’Oro è un viaggio e poi speriamo che l’indirizzo sia giusto mi ripeto strada facendo, comunque alle brutte ho i soliti gettoni in tasca, cerco un telefono e me lo faccio spiegare meglio, ma poi come faccio a sbagliare, affianco c’è una macelleria e vicino un vecchio calzolaio!

Finalmente si giunge a destinazione, in effetti è stato semplice anche perché avverto immediatamente che la figura di Fausto in quella via è del tutto simile a quella di mio padre in zona edicola, perché sono dei personaggi che tutti conoscono.

L’accoglienza è ben diversa da quel primo incontro avvenuto qualche tempo prima e casualmente in un bus a Bologna, mentre dal centro dove avevo mangiato con Antonio ci stavamo dirigendo verso lo stadio, Fausto, consorte, due marmocchi al seguito e immancabile sciarpa giallorossa al collo, capto immediatamente come sia profondo il rapporto con Antonio perché il loro saluto è di quelli veri, mentre la presentazione che segue e che mi riguarda è come da regolamento, stretta di mano e poche parole.

Stavolta invece il calore traspare da una più vigorosa stretta di mano e dal sorriso con il quale mi  accoglie sulla soglia del negozio, mi fa sentire a mio agio e, prendendomi sotto braccio, mi porta subito al bar dove bevendo il mio immancabile latte macchiato con una lacrima di caffè (una caratteristica che Fausto avrebbe fatto subito sua tanto che da quel giorno ogni volta era lui che l’ordinava per me … un bicchiere di latte con poco caffè, giusto Ste?), iniziamo a percorrere una strada che ci avrebbe portato lontano, molto lontano.

Sta uscendo la bara dal portone, la guardo con falsa attenzione, cerco di osservare senza memorizzare perché non posso credere che la dentro ci sia proprio lui, il mio è un rifiuto assoluto e, mentre guardo quel muro lato negozio dove per anni sono stato appoggiato mentre parlavo con Fausto, mi chiedo cosa diavolo stia facendo da quelle parti con la videocamera in mano.

E’ vero, quel muro, se potesse parlare ne avrebbe di cose da raccontare, è il mio rifugio quando per esempio arriva gente al negozio, talvolta anche Fausto se ne dimentica ma non c’è solo la sua Roma e bisogna pur lavorare, allora senza indugi esco fuori e m’appoggio in attesa di poter rientrare.

Il corteo comincia a muoversi lentamente e inizia a salire verso il Brancaccio, le persone sono silenziose, persino il traffico a quell’ora sempre rumoroso pare portare rispetto, mi avvicino al Barone e cerco con lo sguardo mia sorella, anche lei presente, anche lei colpita da questa perdita incredibile.
Già, incredibile crederci ed infatti ancora non ci credo.

A sinistra c’è la trattoria del nostro amico, allungo l’occhio e già qualcuno si è seduto, mentre sistemo meglio il vespone fuori mi aspetta Enrichetto, devo fare attenzione perché ho paura di fare danni gravi, il regalo a sorpresa per Fausto è fragile e rompere proprio adesso i due artigianali quadri che ho assemblato con metodica precisione, uno con lo stemma della ROMA e relative scritte con il letraset, l’altro invece con le foto del tifo ben incorniciate a mestiere sempre dal sottoscritto insieme alle firme di noi tutti, sarebbe imperdonabile.

Ci viene incontro Angelino, il fedele amico di Fausto che ci accoglie col solito sorriso a 32 denti, con gli occhi mi chiede se tutto è a posto e con un cenno del capo rispondo affermativamente, Fausto non deve captare nulla ed infatti la sorpresa è totale, prima arriva la targa e poi, dopo un breve discorso che riesco a portare avanti fino alla fine senza intoppi, consegno con perfetta tempistica le due “opere d’arte”.
Col primo lo lasciamo senza parole, col secondo invece non riesce a trattenersi e la lacrimuccia prende il sopravvento, persino davanti alla macchina fotografica lui, il grande Fausto, continua a mostrarsi sinceramente commosso.

Noi sorridiamo felici per la riuscita sorpresa, ma dentro stiamo come lui.
Ecco il Brancaccio, con un po’ di fatica si gira a sinistra e sempre lentamente si cammina fino all’incrocio, svoltiamo a destra per Colle Oppio e l’ingresso del parco ci accoglie con la consueta maestosità, ancora pochi passi ed ecco a sinistra il portoncino blindato della sede politica incastonata tra le rovine delle Terme di Traiano.

Camminiamo a passo svelto Fausto, io ed il mio nuovo amico del Toro Danilo, lui è un Ultras Granata ed è in visita a Roma, sono felice che Fausto l’abbia accolto come uno di noi e, disponibile come sempre, alla fine cede ad una sua particolare richiesta che temevo non potesse essere esaudita.

Danilo ha precise idee politiche e mi chiede se è possibile visitare quella storica sede, ne ha sentito parlare a Torino e avrebbe piacere a farlo, lo chiedo a Fausto e lui, nonostante la questione politica sia lontana dai nostri discorsi, fa un paio di telefonate e attraverso un suo amico riesce ad organizzare il tutto, come al solito, come sempre.

Mentre ci dirigiamo lassù ci spiega come l’abbia fatto solo come favore personale ad un gradito ospite, che è la prima volta che ci mette piede dentro e certamente anche l’ultima, io sorrido e per farlo arrabbiare sussurro … mai dire mai nella vita!!!
Alla fine della giornata che ci ha visto, come spesso capita, cenare insieme l’amico Danilo stringendo la mano a Fausto per i saluti dice, soddisfatto, che quello che ha sentito raccontare sulla sua figura, non è nulla di fronte alla realtà che ha scoperto, e con affetto si abbracciano.

Una scena meravigliosa.
La voce del Barone mi riporta alla realtà, blocchiamo il traffico che sale dal Colosseo e svoltiamo a destra, i miei occhi di sfuggita leggono una targa ottonata, … saloni di palazzo Brancaccio, un grande cancello e il viottolo che sale.

Accidenti, corriamo il rischio di fare tardi all’appuntamento, il traffico si è rivelato più lento del previsto e il 124 arranca, prima, seconda, prima, mia madre cerca di calmarmi ma detesto arrivare tardi e poi c’è il problema del parcheggio.

La serata organizzata impeccabilmente (come ti sbagli) dall’infaticabile Fausto si prospetta interessante, fa caldo e qualche puntata al mare ha già scottato il nostro viso, ci incontriamo tutti quanti all’ingresso  ed insieme saliamo il viottolo, quando entriamo si resta assolutamente senza fiato, ovunque è un trionfo di specchi, dipinti, saloni immensi e soffitti altissimi, e marmo ovunque, uno sfarzo al quale non sono abituato, rivedo la curva e, guardando Sergio, mi viene da ridere pensando a quanto preferisca il marmo del nostro Olimpico.

La cena è all’altezza dell’opulenza mostrata, persino mia madre apprezza le specialità nei piatti, ma più in generale è l’aria che sui respira tra di noi che ti fa stare bene, siamo tutti su di giri e poi vicino vicino abbiamo un ospite di riguardo, il nostro beniamino Loris Boni, con quei suoi baffoni rossi spioventi.

Arriva il momento clou, dobbiamo consegnare la targa a Boni e ci alziamo tutti in piedi per le foto di rito, mia madre si infila tra i ragazzi e viene immortalata felice e contenta accanto al roccioso mediano e poi vai con gli autografi.
La macchina frena e si appresta a svoltare nel piazzale di S. Martino ai Monti, c’è già un sacco di gente che aspetta e che si sposta per permettere alla vettura di fare manovra e sistemarsi al meglio.

Subito Fausto si fa incontro, nonostante la grave perdita è sempre iper attivo e vuole essere il primo ad accogliere il papà, siamo tutti quanti molto scossi per Fausto perché sappiamo quanto sia legato al Sig. Mario, io e Vittorio ci guardiamo ripensando alla corsa dell’altra mattina quando avvertiti della brutta notizia siamo partiti senza pensarci due volte per la clinica.

Ma poi guardo meglio il piazzale e leggo uno striscione che non c’era prima, è fatto di carta, il carattere è quello solito, la vernice è rossa, recita di un appuntamento del sabato, il solito ed immancabile appuntamento da Fausto a via Merulana, ci siamo cresciuti su quel marciapiede, sabato dopo sabato, mese dopo mese, un campionato dopo l’altro.

Ci salutiamo così amico mio, anzi amico nostro, è stato bello, è stato tutto molto bello, talmente bello da sembrare, oggi, un sogno.
Ma forse è davvero tutto un sogno e non me ne rendo conto, mah, sapete una cosa?
Quasi quasi m’affaccio al negozio, vuoi vedere che Fausto è fuori che mi aspetta perché per la prima volta sono arrivato in ritardo?
E ora chi lo sente?

Stefano Malfatti


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