ROMA-BOLOGNA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…
È notorio che, la seconda volta, la storia si ripeta come farsa. Così come nel febbraio 2011 – tempo di “short list” in previsione del passaggio proprietario – ecco di nuovo che l’incertezza del futuro diventa zavorra che si aggiunge ai problemi di questa Roma: infortuni, scelte tecniche ridicole, di mercato imbarazzanti, assenza di dirigenti di peso.
Gioca Santon, dove dovrebbe esserci Florenzi; gioca Veretout, che da almeno un mese avrebbe bisogno di rifiatare ma non ha un’alternativa pronta; gioca Ünder – una prova di livello nell’ultimo anno e mezzo, il derby – perché Perez deve ancora capire che in Italia si gioca in 11. Non cito gli altri per carità di patria e per crediti guadagnati sul campo (Smalling-Mancini).
Inoltre, se un dirigente – Petrachi – viene tendenzialmente delegittimato e nessuno ai piani alti ritiene di dover intervenire, la sensazione di smobilitazione si espande a macchia d’olio.
Mihajilovic chiede semplicità e verticalizzazioni ai suoi: un gioco da ragazzi colpire la Roma nei suoi punti deboli (le corsie esterne, soprattutto la destra) sembrando – così come il Sassuolo – il Real Madrid della Pianura Padana.
La Roma appare svogliata, intimidita, commette errori banali e non tira praticamente mai in porta: trova il pareggio su autorete, senza che Dzeko, prima, riesca a spingere in porta il più comodo dei palloni.
È pura casualità; come a Torino, come a Reggio Emilia: anche ieri, neanche il tempo di pareggiare che ecco Barrow, versione Cruijff dei bei tempi, riporta avanti i suoi.
Il metro della gara romanista è ben rappresentato da Bruno Peres, che ricorda il Maicon del Triplete rispetto a compagni di reparto e di squadra confusi e spaesati.
In tutto ciò, neanche la terza sconfitta casalinga del 2020 fa sì che i giocatori vadano in ritiro: dopo il “confronto” odierno, nuova domenica di riposo. Davvero pensiamo si tratti solo di qualità e/o di scelte di Fonseca?
A proposito di allenatori, una breve riflessione su Spalletti, del quale avevo sottovalutato l’autocandidatura presentata in settimana: non scherziamo nemmeno su ritorni improponibili e lasciamo alla nuova proprietà la scelta di quello che sarà il tecnico del futuro, qualora non dovesse essere Fonseca.
(Rubrica di Diego ANGELINO)