STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-FIORENTINA. “Storia di Ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Vincere a Firenze era tutt’altro che semplice, considerando anche le tossine fisiche e le insidie mentali che potevano derivare dalla straordinaria vittoria di martedì scorso sul Chelsea: di questa Roma corsara sarà stato di certo contento, da lassù, anche il Barone Liedholm, nel giorno del decimo anniversario della sua scomparsa.

Il risultato dice 4-2 per i giallorossi e poteva finire tranquillamente 8-3 ma, paradossalmente, come qualità di prestazione non è stata tra le migliori della stagione. Merito di Di Francesco se abbiamo il palato fino e ormai ci aspettiamo sempre la quasi perfezione: siamo stati infatti abituati a vedere più volte Alisson spettatore non pagante della partita.

Chi gioca alto a destra? Perotti o El Shaarawy? E perché non Under? Nessuno di loro: il prescelto dal tecnico, come a Londra, è Gerson, che dimostra anche con i suoi primi – di qualità – goal italiani come per un giovane, a maggior ragione se straniero, siano indispensabili il lavoro che l’allenatore svolge con lui, la fiducia che gli concede e il tempo per attenderlo, mai giustamente troppo in una squadra che deve puntare a vincere.

La Fiorentina, conscia del divario con la Roma, punta tutto sul ritmo e sul pressing alto, riuscendo a sfruttare al meglio diversi errori in fase di disimpegno dei giallorossi, alcuni dei quali commessi da Gonalons: il francese deve ancora togliere dalle sue giocate quel mezzo secondo in più che in Italia non puoi concederti ma, quando va in verticale e ribalta l’azione come in occasione del secondo goal di Gerson, è uno spettacolo.

Così come Kolarov e Nainggolan: il primo, al 90’, trova ancora la forza per arrivare alla conclusione; il secondo entra nei goal anche grazie ad alcuni degli innumerevoli contrasti e recuperi fatti nel corso della partita.

Bene Perotti, soprattutto per l’approccio alla gara; bravo Dzeko, che è vero sia arrivato al quinto match senza segnare (“meglio”, in previsione del derby) ma è sempre nel vivo del gioco e fa movimenti determinanti, come in occasione dell’1-0; un po’ in ombra El Shaarawy, che si limita all’assist del vantaggio per Gerson; ancora da rivedere Defrel, che continua a rimandare l’appuntamento col suo primo goal romanista (quale miglior occasione, dovesse giocare, del 18 novembre?).

Detto di Fazio un po’ disattento in occasione del 2-2, di un Florenzi generoso che si sarebbe riposato con un altro terzino destro a disposizione, di Pezzella che ha finito la partita quando doveva lasciare il campo per il secondo giallo dopo un fallo su Perotti e di Alisson che ha fatto un paio di grandi interventi, è ora d’invertire la rotta negli scontri diretti: è infatti un campionato in cui i punti nei confronti tra le principali concorrenti al titolo saranno fondamentali per la vittoria finale.

Le 12 vittorie esterne consecutive consegnano un nuovo record alla Roma: benissimo ma al momento, non me ne voglia nessuno, l’unico che ho nel cuore è quello dei 75 punti ottenuti nel 2000-2001. Che questo, come allora, possa essere abbinato all’unica cosa che lo renderebbe immortale.

 

 

 

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