STORIA DI IERI di Diego AngelinoCAMPIONATOTOP

ROMA-TORINO. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

Mandare di traverso le Feste ai propri tifosi – e l’Epifania nello specifico – è consolidata tradizione romanista. Interrotta solo da Capello e da Garcia, restando agli ultimi vent’anni, con Roma ben più forti – soprattutto quella dell’uomo di Pieris – dell’attuale.

I giallorossi di Fonseca, rispetto a quanto visto in questi primi mesi, non fanno il solito primo tempo sornione ma sono vivaci e propositivi, creando occasioni e sfiorando il goal.

Purtroppo Džeko – appena 16 goal nelle ultime 51 gare di Serie A – è tutto fuorché in serata e l’assenza del centravanti che sblocchi una partita “sporca” si nota.

Dall’altro lato, infatti, c’è un numero 9 che – sebbene non valga nemmeno la metà dei famosi 100 milioni chiesti anni fa da Cairo – ha due occasioni nei primi 45’: in una segna il goal del vantaggio; nell’altra, precedente, colpisce il palo.

Legno colpito a seguito di un’azione che andava interrotta, perché è vero che Berenguer non prende il pallone ma va evidentemente a cercare di conquistarlo, prima di fermarsi. Tutto però regolare per Di Bello e i suoi.

Sarebbe curioso, a proposito dell’arbitro, capire perché lasci giocatori a terra minuti senza farli portarli fuori in barella, permettendo così una rapida ripresa del gioco; e sarebbe interessante sapere se è stato introdotto il tempo effettivo per i minuti di recupero. Ne sono un fautore da anni, ma lo dicessero se è così.

Leggo inoltre che la “parata” di Izzo, che poteva costargli il secondo giallo sullo 0-1, non andava sanzionata perché non interrompe una “promettente” azione offensiva. Alzo le mani, restando in tema.

Di arbitri come Di Bello ne abbiamo visti a centinaia: fare provocatorio, si atteggiano a padroni dell’Olimpico. Se, però, dopo il secondo fallo non fischiato a Florenzi non lo accerchi in 11, è anche colpa tua che non gli fai capire che deve iniziare ad arbitrare bene.

La prova di Di Bello non riduce i demeriti di una Roma che, a differenza di quanto ripete De Sanctis (ma perché lui e non Petrachi davanti alle telecamere?) è assolutamente migliorabile già a gennaio.

Il secondo tempo certifica i limiti della rosa della Roma. Mkhitaryan a metà campo è un esperimento di difficile comprensione, al di là del goal fallito sull’unico movimento degno di nota di un Kalinic ancora improponibile.

Insomma, bastava aver voglia di vedere che a Firenze ci si era limitati a passare sulle macerie della Fiorentina di Montella: senza interventi mirati e risolutori in tutti e tre e i reparti – o almeno in attacco e a centrocampo – il quarto posto rischia di rimanere una chimera.

(Rubrica di Diego ANGELINO)

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