VERONA-ROMA. A PRIMA VISTA… di Paolo MARCACCI
Diventai grande in un primo tempo piccolooo…
Quasi parafrasando Califano alla fine dei primi 45’ si ha la sensazione di averne già vissuti perlomeno centoventi: rocambolesca, bagnata fradicia, difficoltosa e in alcuni frangenti raggelante, prima delle decisioni di Guida o del VAR: Verona – Roma alla fine del primo tempo ha già offerto mille spunti di riflessione, maturati attraversando una sostanziale sofferenza puntellata da errori dei singoli, vedi Kolarov che tralascia Faraoni in occasione del pareggio scaligero.
Era fondamentale condurre in porto la prima frazione proteggendo l’uno a uno, la Roma riesce a trovare addirittura il raddoppio, grazie a un fallo grossolano di Gunter che si perde Dzeko in partenza e può, di conseguenza, solamente abbatterlo. Non vorremmo essere nei panni del difensore veronese durante l’intervallo, per la prevedibile reprimenda di Juric.
Rigore di confezione maradoniana da parte di Perotti: il Monito era, nel frattempo, subentrato a un Kluivert decisivo (assist sontuoso di Pellegrini in caduta) nell’occasione del primo vantaggio romanista e, cosa forse ancora più importante, protagonista da ogni lato in occasione delle transizioni offensive della Roma. Paga un eccesso di generosità in occasione di un ripiegamento difensivo, con eccesso falloso, peraltro.
Un poco sofferente Diawara, come del resto Santon sul suo lato. Impalpabile, al punto tale da risultare non pervenuto, Ünder.
La ripresa trova una Roma forse più lucida e un Verona che comincia ad amministrare il carburante; complessivamente buon segno per i giallorossi, che sanno bene che a ritmi più bassi la loro caratura tecnica superiore potrebbe risultare decisiva, Così accade, in sostanza, mentre un Ünder nullo cede il posto a Mkhitaryan e, quando Juric cala anche Pazzini, Fazio in luogo di un Edin Dzeko sempre più impattante sulla gara: canta e porta la croce, profondendo ogni stilla di energia sulla trequarti.
Poi si soffre, ma un’incursione di Perotti da sinistra serve a Mkhitaryan l’uno a tre che recide la treccia a Giulietta.
Roma, Ben – te – godi.