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Roma, Paulo e i suoi fedeli

(IL MESSAGGERO) La tappa di Istanbul, con il successo ampio e convincente contro il Basaksehir, è stata più significativa di quanto si possa pensare. Perché non vale solo per la probabile qualificazione ai sedicesimi di Europa League. Fonseca, giovedì sera allo stadio Fatih Terim, ha messo in piazza la sua Roma. È come se, dopo 5 mesi scarsi di lavoro da allenatore giallorosso, avesse annunciato, all’estero e ovviamente in Italia, la formazione ideale. Che, guardando gli interpreti utilizzati in Turchia, è per nove-undicesimi quella che ritiene la migliore. In questo momento, con l’indisponibilità di Cristante che ritiene fondamentale per il suo sistema di gioco, anche per dieci-undicesimi, con Diawara ormai play di riferimento.

QUADRATURA DEL CERCHIO – «La squadra è stata ambiziosa e coraggiosa, proprio come piace a me». Promossa a pieni voti, insomma, da Fonseca. La Roma da 10. «L’aggressività ci ha permesso di difendere bene». I giallorossi hanno concesso il bis in 5 giorni: 3-0 contro il Brescia all’Olimpico, sfruttando le palle inattive, e 0-3 contro il Basaksehir, rigore e doppia verticalizzazione. La sintesi del calcio del portoghese che, alzando il baricentro, si è preso il match senza correre rischi (2° clean sheet di fila e 6° stagionale). Pressing e dominio, cioè pieno controllo. L’ha preparata così alla vigilia, senza pensare allo sgarbo di Collum, nella gara interna contro Il M’Gladbach, gli ha complicato la vita nel gruppo J. All’attacco e basta, conquistando campo e Istanbul. E centrando l’obiettivo.

GRUPPO SCELTO – Senza nulla togliere a Santon, ripescato dopo il ko al Tardini contro il Parma e disinvolto nell’esibizione in Turchia, proprio il ruolo di terzino destro è ancora da assegnare. Il posto sarebbe stato di Zappacosta che ha chiuso la stagione prima ancora di cominciarla. Restano gli altri pretendenti: Florenzi è riapparso domenica scorsa e si è subito fermato, tornando in campo solo ieri e quindi restando in dubbio per la partita di domani sera al Bentegodi contro il Verona (da verificare il risentimento al flessore) e Spinazzola, schierato a sinistra nella ripresa contro il Basaksehir, si è fermato prima della sosta e, quindi, è appena rientrato (massima cautela per la lieve lesione all’adduttore); Cetin, utilizzato per 13 minuti contro il Milan, è più centrale che laterale. Il titolare dovrebbe essere Spinazzola, ma il più affidabile, al momento, sembra essere Santon. E’ l’unico ballottaggio per la trasferta in Veneto, sempre che Florenzi non prepari in queste ore il ribaltone. Poi c’è la Roma da 10. Pau Lopez, Mancini, Smalling, Kolarov, Diawara, Zaniolo, Pellegrini, Veretout, Kluivert e Dzeko. La squalifica di Zaniolo dovrebbe automaticamente chiamare in causa Under, anche se Mkhitaryan avanza la sua candidatura. Ma in questo caso, Kluivert sarebbe costretto a giocare a destra. E Fonseca è contrario a alla rivisitazione del copione giallorosso.

FORMULA VERTICALE – La ritrovata efficacia è coincisa con il ritorno di Pellegrini, giocatore chiave per Fonseca quanto i senatori Kolarov e Dzeko (guarda caso i 3 sostituiti giovedì sera a risultato acquisito). Il centrocampista è l’unico che rischia il passaggio in profondità, anche a costo di sbagliare. Così ha mandato in porta sia Kluivert che Dzeko. Pellegrini ha il contratto che scade nel 2022. Il management di Pallotta lo chiamerà nel 2020 per allungare l’intesa, magari togliendo la clausola dal 30 milioni. È leader a 23 anni, i compagni dipendono da lui. Non a parole, nelle giocate. E Pastore, ancora fermo per un’infiammazione tra l’anca e il bacino, torna a essere solo l’alternativa.

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