Il derby resta al palo
(IL MESSAGGERO, Trani) Il pareggio nel derby piace più a Fonseca che a Inzaghi. Con il risultato ormai in archivio, bisogna però ammettere: il punteggio è il più bugiardo che ci sia. L’1 a 1 è la sintesi misera del pomeriggio emozionante vissuto dal pubblico di uno stadio pieno a metà. La Lazio e la Roma, come fossero al luna park e non all’Olimpico, fanno il tiro al bersaglio: cinque i pali nel primo tempo (più sesto legno nella ripresa). Fanno rumore e discutere. Il match non è da over: c’è da chiedersi se è colpa dell’imprecisione dei giocatori e semplicemente del caso. Nessuno si diverte come avrebbe voluto.
GAP CONFERMATO – La sfida è comunque rimasta in bilico fino all’ultimo respiro così come lo sarà il duello per il quarto posto che porta in Champions. Se lo giocheranno i biancocelesti e i giallorossi fino al 24 maggio. Inzaghi non festeggia. Nemmeno Fonseca, però. Perché il pareggio nel derbynon sposta niente. La situazione è quella di prima.La Lazio rallenta in classifica, ma resta sopra alla Roma. Che, con il secondo punto di fila, ancora non corre. E’ in rodaggio. I biancocelesti giocano meglio, creano e concludono: 23 tiri a 11. Davanti a Pau Lopez, però, sprecano. Ecco perché non vincono. I giallorossi, invece, confermano la fragilità nella fase di non possesso palla. Restano in partita con il carattere. E la qualità di qualche interprete.
Non ce l’hanno solo Milinkovic, Luis Alberto e Correa. A loro replicano Zaniolo, imprendibile quando parte coast to coast, Pellegrini e anche Cristante. Il terreno dell’Olimpico, bagnato dalla pioggia del pomeriggio, diventa presto il flipper dei tiratori scelti. La Lazio vuole il successo, la Roma pure. Stesse intenzioni, identiche conclusioni. Suonano cinque volte ipali, addirittura interni.Vanno vicinissimi al gol, sullo 0 a 0, Leiva e Zaniolo, e sull’0-1, Immobile, Correa e ancora Zaniolo. L’unico a inquadrare la porta, spiazzando Strakosha, è Kolarov. L’ex trasforma il rigore del vantaggio. Guida punisce Milinkovic che interrompe con il braccio il cross di Dzeko.
COPIONE RISPETTATO – Il lavoro di Fonseca, quello dell’ultima settimana, evapora durante il riscaldamento: Zappacosta si ferma (polpaccio) e lascia il posto a Kluivert, con Florenzi che torna a fare terzino destro. La Roma riparte dal pari con il Genoa e l’unica novità è Mancini accanto a Fazio per l’esclusione di Jesus. Anche Inzaghi conferma per dieci-undicesimi la squadra del debutto in campionato: Leiva per Parolo. Più saggezza,meno dinamismo. È lì che i giallorossi si possono prendere il derby, anche perché Dzeko e soprattutto Zaniolo sanno come oscurarlo. Ma l’atteggiamento è meno spregiudicato del solito, il baricentro del 4-2-3-1 è più basso e diminuisce il pressing. Passo indietro del debuttante per non rischiare l’imbarcata contro lo specialista.
La Roma più prudente perde, però, il suo nuovo stile. Così attacca di meno, sfruttando palla al piede ogni ripartenza a sua disposizione. Non ne approfitta mai Kluivert, meglio Zaniolo e Florenzi. La difesa sbanda lo stesso. E’ da aggiornare. Nei singoli e nei movimenti. La Lazio c’è, anche se non trova la forza della giocata per il ko. Milinkovic si fa perdonare: ruba il pallone a Kolarov. Da lì nasce il pari: assist di Immobile per Luis Alberto azzerato fino a quel momento da Pellegrini.
Correa si pappa il 2-1. Inzaghi fa arrabbiare Lotito in tribuna: Parolo per Milinkovic. Ma la mossa sta per decidere il derby: traversa del centrocampista. Debutta Jony che, dentro per Lulic, va al cross. Ma la palla ha superato la linea: gol di Lazzari annullato. Fonseca ha già tolto Under, mai in partita, e messo Pastore. Poi Santon per Zaniolo con Florenzi alto e sostituto con l’esordiente Diawara nel finale. Finale è modesto. Non da big. Questo, del resto, è il derby da quarto posto.