SO’ CONFUCIO di Paolo MARCACCI
Viene, non viene, vuole l’Inter, è attratto dalla Champions, è attratto dalla guida tecnica di Conte. Tutte cose legittime, per carità. Però, la Roma è d’accordo col Cagliari, perché il presidente Giulini preferisce (preferiva?), al momento, il “pacchetto” dell’offerta romanista.
Le certezze, in questa storia di Barella? La prima è che sia già durata troppo, assieme a quelle di Dzeko, Veretout e compagnia cantante, ma non contante. La seconda, già ampiamente suffragata da altre vicende, è lo strapotere dei giocatori e dei loro agenti in ogni tipo di trattativa: complimenti a chi, a vario titolo, ha agevolato questo stato di cose.
Visto il tempo già trascorso, con la marea montante della frustrazione di una tifoseria che aveva fatto la bocca a un nome già importante (pur se con quasi tutto ancora da dimostrare), stavolta verrebbe da rispolverare un po’ di sana logica anni ottanta, prescindendo per una volta dalla realtà dei fatti: a un certo punto, chi non ti vuole non ti merita. Più l’impuntatura persiste, più diventa una mancanza di rispetto verso la Roma, alla quale si possono rimproverare tante cose, ma non in questo caso: offerta migliore, tanti e bei soldi sul piatto. Nel momento in cui scriviamo sembra che questo non sia bastato, felici di registrare nel frattempo un controsorpasso romanista. Però resta il dato di fondo: si può giocare a calcio pure senza Barella, gran bel centrocampista, ripetiamo; però da chi viene alla Roma, anche questa Roma attualmente così indecifrabile circa la sua costruzione, deve avere il sorriso di Spinazzola.
I capricci lasciateli ai tifosi, gli unici che potrebbero permetterseli.